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FILM > RECENSIONI

LE IDI DI MARZO
Recensione

recensione di M. Santello
Se non fosse che Le idi di Marzo è un film ambientato in un futuro prossimo, si potrebbe pensare a questo ultimo titolo di George Clooney come uno di quei bei film di Howard Hawks che hanno soddisfatto i gusti cinematografici di passate generazioni di cinefili. I dialoghi serrati, le inquadrature audacemente vicine o audacemente lontane, il decoupage tornito fino alla maniacalità hanno un sapore classico inconfondibile. La storia è quella di Steven (Ryan Gosling), consulente dell'aspirante presidente degli Stati Uniti d'America (George Clooney), che gioca nell'arena della persuasione delle masse. A metà strada tra spietato manipolatore e devoto sostenitore dei propri ideali, Steven fa i conti con la propria morale e con le aspettative di chi gli sta attorno. Quando gli viene offerto di cambiare partito e lavorare per il nemico, il suo personale assetto valoriale e l'inevitabile narcisismo si guardano in faccia e la decisione non sarà senza conseguenze. Le idi di Marzo è una storia di tradimenti e di cinismo che intrappola lo spettatore come solo il buon cinema di genere sa fare. Grazie anche ad una squadra di attori di calibro, tra i quali vediamo anche Marisa Tomei, Paul Giamatti e soprattutto Philip Seymour Hoffman, che qui, nei panni del 'persuasore capo', offre un'ennesima interpretazione da pelle d'oca. A dire il vero, a volte Clooney calca un po' la mano con la sua voglia di dare per forza un profilo ai personaggi, come nella sequenza in cui il protagonista guarda gli sviluppi della campagna elettorale mentre è a letto con una donna. Nonostante ciò Le idi di Marzo non delude le aspettative e apre uno spiraglio nelle contraddizioni dei meccanismi di affiliazione e, allo stesso tempo, mette a nudo alcuni fili che connettono il nostro voto alle urne, il potere dei media e i calcoli di chi sta sullo scranno. Film non indimenticabile ma ben fatto. (recensione di Marco Santello)




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