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LA SCOMPARSA DI PATO' - RECENSIONE
la scomparsa di patò recensione
Recensione

recensione di M. Chersicla
Il battesimo cinematografico di Camilleri è stato una piacevolissima sorpresa. Nonostante, infatti, i dodici anni di assenza dal grande schermo di Rocco Mortelliti, La scomparsa di Patò è un piccolo capolavoro del cinema italiano. Il regista laziale è riuscito a dirigere la macchina da presa in modo sublime, tanto da far credere allo spettatore di essere dinnanzi a un film a colori di Hitchcock. La storia è ambientata in un paesino siciliano, Vigata, dove il Venerdì Santo del 1890, durante la messa in scena del "Mortorio" (la Passione di Cristo), l'attore che interpreta Giuda, Antonio Patò (Neri Marcorè), scompare dopo aver recitato la propria parte. La moglie inizialmente fa denuncia alla polizia, poi, invece, decide di affidarsi ai carabinieri creando qualche scompiglio fra i due corpi delle forze dell'ordine. Alla fine, grazie ad un'intensa collaborazione fra il maresciallo Paolo Giummaro (Nino Frassica) e il delegato Ernesto Bellavia (Maurizio Casagrande), si riuscirà a scoprire il motivo della scomparsa. O è meglio dire sparizione? Scomparsa o sparizione? Morto o vivo? Questo è il dilemma. Guardando attentamente il film, lo si potrebbe definire come un omaggio alla commedia dell'arte. La pellicola, infatti, acquista sostanza anche grazie alle caratterizzazioni dei personaggi. Patò, dapprima banchiere educato e benvoluto da tutti, si rivela quello che non è, e Neri Marcorè ancora una volta si riconferma come uno dei più bravi ed eclettici artisti del nostro Paese. Il maresciallo Giummaro, interpretato da Frassica, è una persona bonaria e un po' grezza. Al contrario, il delegato Bellavia, alias Maurizio Casagrande, è un ufficiale appena trasferitosi dal "nord" (Napoli) che ha una personalità più posata e discreta. Mortelliti, si sa, arriva dal teatro e nonostante qualche breve apparizione cinematografica e televisiva, ha sempre dato molto al palcoscenico come attore, sceneggiatore e regista. Approcciarsi alla macchina da presa non dev'essere stato facile, tanto più se ci si è dovuti scontrare con un testo di Camilleri. Bisogna ammettere però che il regista laziale ci ha preso alla grande: fotografia stupenda diretta da Borgstrom, sceneggiatura impeccabile riadattata a sei mani da Camilleri, Mortelliti e Maurizio Nichetti, e cast notevolmente credibile. Alessandra Mortelliti, al suo debutto cinematografico, ha convinto, Marcorè, si sa, è una garanzia, e i due camei di Guja Jelo e Roberto Herlitzka sono alcuni dei numerosi fiori all'occhiello della pellicola. La coppia Frassica-Casagrande è stata una bella scoperta, ricorda un po' Totò e Peppino, chissà… speriamo di rivederla in futuro, potrebbe essere l'inizio di un'idilliaca collaborazione artistica. (La recensione del film "La scomparsa di Patò" è di Maurizia Chersicla)
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