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FILM > RECENSIONI

LA KRYPTONITE NELLA
BORSA
Recensione

recensione di M. S. Sanna
Si sovrappongono generazioni e visioni del mondo sotto il cielo della Napoli degli anni Settanta: mentre i giovani si liberano dalle inibizioni e dalle regole, frettolosi di rincorrere il futuro e ansiosi di dimenticare il passato, gli adulti sono intrappolati e insofferenti dentro i ruoli e gli schemi atavici della famiglia allargata patriarcale. Sotto gli occhi del piccolo Peppino (gli occhi blu che illuminano il volto di Luigi Catani, che un folto cespuglio di ricci scuri e una montatura tipicamente Seventies non riescono a trasformare nel bruttino sfigato che dovrebbe essere il personaggio) si svolgono cambiamenti che sembrano epocali, almeno finché gli eventi non portano anche i più trasgressivi a tornare nell'alveo protettivo della tradizione. La kryptonite nella borsa, che prende il suo stravagante nome dall'eccentrica abitudine del cugino Gennaro (Vincenzo Nemolato) di vestirsi da Superman, è un ritratto di famiglia di cui Ivan Cotroneo è autore in senso pieno (regista e sceneggaitore del film, ma anche autore del romanzo originale). Cotroneo si riallaccia alla migliore tradizione della commedia italiana, offrendo molti spunti di riflessione in un sorriso lievemente amaro. Diverte, ma con grande acume, raccontando una storia che dipinge gli anni della rivoluzione sessuale in formato terrone, visti dall'angolazione napoletana (ma le contraddizioni di altre città del Sud e delle isole non si discostano tanto da quelle raccontate da in quest'opera). Solare e luminoso grazie alla spontaneità popolare dell'umorismo partenopeo e alla fotografia di Luca Bigazzi (che ha firmato, tra gli altri, l'ultimo film di Sorrentino, This Must Be the Place), il film diverte e porta a riflettere su come tante rivoluzioni e cambiamenti epocali siano rimbalzati nella nostra società senza scalfire più di tanto la mentalià dell'italiano medio. Se Assunta (Monica Nappo), la bruttina stagiona e morta di fame che attende un fidanzato che possa riscattarla, è una memoria folkloristica del passato; personaggi come la Rosaria di Valeria Golino, madre di famiglia sempre un passo indietro rispetto all'emancipazione femminile, ma inquieta davanti alla vita che non le da quanto promesso, possiamo incontrarli tutti i giorni anche oggi: resistono nelle nostre periferie senza trovare il coraggio di cambiare, piegandosi spesso ma senza cedere mai. Così tra un neomelodico e una canzone di David Bowie, il protagonista Peppino spia il mondo e si meraviglia senza capire tutto davanti alle contraddizioni di un mondo di adulti troppo distratti per aiutarlo a crescere. (recensione di Maria Silvia Sanna)




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