recensione di E.B. Campelli
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recensione La fredda luce del giorno] - Non basta il surreale per salvare il cinema, ci vuole di più. I tempi di Luis Buñuel, che ha raccontato la vita attraverso un "logico nonsense", sono ormai lontani e il confronto con il cinema del passato diventa inevitabile. E' il caso de "Il pescatore di sogni", l'ultima fatica dell'autore di "Chocolat" Lasse Hallström, che questa volta abbandona gli antichi sapori per convertirsi a una favola ambientata nello Yemen, un viaggio attraverso le terre desolate del paese, amato dalla stampa inglese, che non convince. Al centro della storia il dottor Alfred Jones (Ewan McGregor), uno scienziato introverso che lavora per il ministero della Pesca e dell'Agricoltura britannico. Un uomo grigio, trascurato dalla moglie pronta a sacrificare il matrimonio per il lavoro. Non si concede lussi né eccessi e quando è arrabbiato non alza la voce: si sfoga gettando delle molliche di pane in un piccolo laghetto fuori casa. Improvvisamente qualcosa nella sua vita monotona cambia. Uno sceicco, interpretato da un ammiccante e filosofico Amr Waked, dispensatore di buoni propositi talvolta stucchevoli, vuole compiere un'impresa assurda: portare la pesca al salmone nello Yemen. Notizia che interessa la stampa inglese, che approfitta della situazione per nascondere le evoluzioni sulla guerra in Afganistan.
La portavoce del primo ministro inglese, Patricia Maxwell, interpretata da una magistrale Kristin Scott Thomas, che dopo la tenera amante di "Bel Ami", ritorna sul grande schermo con un ruolo e una acconciatura completamente diversi. Capello ondeggiante e donna autoritaria, senza scrupoli. E' disposta a tutto pur di manipolare le notizie per nascondere la campagna militare del governo. Insegue e gestisce una stampa che ha perso la voglia di raccontare la realtà e che si avvicina sempre di più alla logica perversa della politica: preferisce le favole all'informazione. Un aspetto interessante del film, una critica al mondo dei media che, se sviluppata in modo meno superficiale dal regista, forse avrebbe salvato la pellicola dalla banalità. Un aspetto marginale e addirittura superficiale all'interno della narrazione senza colpi di scena, confezionata a pennello come è stato per il pluripremiato "The Artist", ma senza anima. E come da copione non poteva mancare l'amore, del resto si tratta di una commedia sentimentale. Certi cliché sono duri a morire. A gestire le relazioni tra il ministero delle Politiche agricole e lo sceicco c'è la bella Harriet Chetwode-Talbot (Emily Blunt), una giovane donna molto diversa dal dottor Jones, gentile e intraprendente, alle prese con un fidanzato dato per disperso in Afganistan. E' lei quell'oscuro oggetto del desiderio, quell'amore tormentato che non si trasformerà mai in un bacio con il protagonista, ma solo in una dolce stretta di mano. E come si fa a non innamorarsi in un luogo dove improvvisamente i salmoni risalgono la corrente? Impossibile. Ci si innamora dell'interpretazione degli attori, della splendida fotografia e dell'idea di un film che purtroppo ha seguito troppo la corrente cinematografica degli ultimi anni.
(La recensione del film "
La fredda luce del giorno" è di
Eva Barros Campelli)
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