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L'ORA NERA - RECENSIONE
l'ora nera recensione
Recensione

l'ora nera recensione
Sean (Emile Hirsch) e Ben (Max Minghella), amici da tanto tempo, atterrano a Mosca per importanti impegni lavorativi che finiscono per fallire miseramente. Per consolarsi i due si recano nel locale più in voga della città e bevendo qualche bicchiere di vodka incontrano Natalie (Olivia Thirlby) e Anne (Rachael Taylor), anche loro americane, in vacanza nella capitale russa, e subito nasce l'intesa. La serata sembra procedere bene fino a quando accade l'incredibile. Cala il buio, le luci si spengono e giù dal cielo scendono luminose delle luci, retate e filiformi e se dapprima appare uno spettacolo piacevole, dopo si riveleranno mortali e assassine. Infatti queste luci aliene appena entrano in contatto con una persona la uccidono in pochi secondi. Ecco che il gruppo, recatosi a Mosca per altri motivi, si ritrova a fronteggiare uno stato di crisi e a lottare per la sopravvivenza. Cosa sono queste luci? Alieni? Chris Gorak confeziona uno dei più dozzinali e classici film fantascientifici che spaziano dal thriller all'horror, ma nel modo più generico possibile. Un gruppo di coetanei si ritrova a scappare terrorizzato, cercando a tutti i costi una salvezza futura, costretto ad assistere alla caduta dei suoi simili in una Mosca deserta e desolante mai vista così. La paura che si prova, il senso di impotenza dinanzi a qualcosa di sovrannaturale ed inspiegabile che porta, tuttavia, l'uomo a risvegliare gli istinti più primordiali in lui insiti: sopravvivere ad ogni costo. Tutto però è trattato in un modo grossolano e senza punte interessanti. Temi già visti, storie umane anonime, solita trama con poco pathos. Dunque nulla di nuovo, dialoghi privi di contenuto e personaggi per i quali non si prova alcuna empatia. Attori al minimo della forma poco aiutati, forse, dalla sceneggiatura. Un film che ricorda per contenuti e sostanza Skyline, altro film del genere dello scorso anno. L'unico dubbio che rimane è un finale che lascia aperta l'idea di un seguito, negando così anche il piacere di una conclusione necessaria ad un film già in sé vuoto. (La recensione del film "L'ora nera" è di Rossana Pia Morrone)
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