INSIDIOUS - RECENSIONE
Recensione
recensione di M. S. Sanna
Dopo aver cresciuto un'intera generazione di amanti dell'horror con la saga più originale degli ultimi dieci anni, quella che con un mix di splatter estremo e thrilling ha ricodificato il linguaggio di genere (tanto che Roger Erbert ha coniato ad hoc la definizione di torture porn), James Wan e Leigh Whannell (quest'ultimo nella doppia veste di sceneggiatore e attore) propongono con Insidious un'escursione citazionistica tra gli stereotipi del cinema dell'orrore. Un po' Poltergeist, un po' Paranormal Activity, passando per Shining e senza dimenticare il cult L'Armata delle tenebre: i riferimenti sono tanti e tali da sfiorare il virtuosismo enciclopedico, ma l'effetto dejà vù non impedisce ai creatori di Saw di dimostrarsi agili burattinai realizzando un film che terrorizza a dovere, tenuto insieme con una sottile vena ironica. La prima mezz'ora spaventa anche lo spettatore più scaltro – portando quelli più deboli alla soglia del colpo apoplettico – costruendo con un ritmo serrato una parabola di terrore ascendente che però raggiunge il proprio climax con troppa rapidità. Ben presto lo spettatore si illude di aver compreso cosa si nasconda sotto il letto – molto probabilmente senza prevedere il colpo di coda finale. Diretto con maestria, Insidious soffre di un terzo atto un po' naif, che vede il protagonista (interpretato da Patrick Wilson) scendere in abissi infernali troppo artefatti, fumosi come la casa delle streghe della fiera. Quello che in Saw era un pregio sul terreno del paranormale diventa un difetto: ci riferiamo alla totale assenza di impliciti, all'ansia di mostrare tutto. Se lo spettacolo della vittima torturata in modi inenarrabili nei primissimi minuti di spettacolo ha impresso in maniera indelebile l'Enigmista nell'immaginario cinefilo, mostrare troppo presto il mostro in un film sul sovrannaturale rischia di rovinare la festa. L'economia narrativa del terrore, così come la seduzione, implica un delicato equilibrio tra vedere e non vedere, velare e lasciare intendere: se ci si sbottona troppo nel primo atto, difficilmente si manterrà alta la tensione fino al terzo. Nonostante ciò non si può negare l'ottima confezione di Insidious, che vale la pena vedere anche solo per l'effetto tachicardico iniziale.
(recensione di Maria Silvia Sanna)