Il mondo proposto da Andrew Niccol (Gattaca, Lord of War) nella pellicola In Time appartiene a una realtà futura che, seppur indefinita, sembra essere molto vicina a quella attuale. La storia narra di una società civile in cui le persone vengono geneticamente modificate per vivere fino ai venticinque anni, dopodiché sono costrette a pagare per il tempo che vogliono ancora trascorrere sulla terra. Il protagonista, Will Salas (Justin Timberlake), è un ragazzo ventottenne che, per racimolare ore di vita, lavora in una fabbrica vivendo alla giornata. Una mattina, inaspettatamente, riceve in "eredità" un'ingente quantità di tempo e scopre la verità sul "sistema". Will decide così di lasciare il ghetto, Dayton, per raggiungere la "zona 4", New Greenwich, il quartiere dei ricchi. Qui incontra Sylvia, una giovane ereditiera, con cui comincia la proprio lotta contro la corruzione dei poteri forti.
La pellicola senza dubbio è da vedere più di una volta. Ad uno sguardo superficiale, il film può sembrare un modesto thriller d'azione ma, analizzandolo bene e soffermandosi attentamente sulla sceneggiatura, si possono trarre molti spunti di riflessione.
Il regista neozelandese tratta temi attuali: passa dall'ossessione per la giovinezza al desiderio d'immortalità, dall'importanza del tempo in termini quantitativi e qualitativi alle diseguaglianze sociali tra ricchi e poveri. Inizialmente si ha la percezione di essere stati catapultati in una rivisitazione di Brazil di Terry Gilliam, andando avanti con le scene, invece, la pellicola acquista azione e suspense.
Uno dei perni fondamentali su cui ruota il film è la corruzione del sistema, del "grande fratello" (citando Orwell), che "emettendo" tempo al posto del denaro, in un certo senso, gestisce la vita di tutti i cittadini. La società proposta da Niccol, è geograficamente divisa in più zone in base alla ricchezza. È interessante notare come vengano rappresentati rispettivamente il ghetto e New Greenwich, la città dei ricchi. A Dayton, zona vivace e colorata, la gente guarda l'orologio in continuazione, corre senza sosta racimolando minuti per poter rimandare al più tardi possibile il proprio "azzeramento". Nel quartiere ricco, invece, le persone "galleggiano" in un limbo grigio, freddo, in cui regna la calma assoluta. Due percezioni del tempo completamente diverse che sembrano rappresentare gli stati d'animo degli abitanti, quasi a ricordare che tutti vorrebbero non morire e che comunque l'immortalità non rende felici. E si può affermare che in buona parte della pellicola sono presenti metafore di questo genere.
Altro, e non meno importante, perno fondamentale, di cui bisogna dar credito al regista, è senz'altro la scelta del cast. Con questa interpretazione Justin Timberlake (Alpha Dog) si afferma definitivamente come attore. Lo stesso vale per Cillian Murphy (Inception) e Amanda Seyfried (Alpha Dog).
Registicamente parlando, Andrew Niccol ripropone gli stessi difetti presenti nelle opere precedenti, sceneggiatura molto importante e stimolante che però non riesce a rendere al massimo attraverso la macchina da presa. Effetti speciali, salti e inseguimenti vengono conditi con qualche incoerenza tecnica, ma nel complesso il risultato finale è vincente.
È un film da vedere? Sì.
(La recensione del film "
In Time" è di
Maurizia Chersicla)
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