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IL PAESE DELLE SPOSE INFELICI
Recensione

recensione di D. Piccini
Dopo tre documentari e quattro cortometraggi, arriva il primo film del regista trentunenne Pippo Mezzapesa, Il Paese delle spose infelici. Č una storia di adolescenti, tutto pallone e motorini, messa in scena in un arso paesaggio pugliese. Nei primi fotogrammi, seguiamo i faticosi tentativi di Veleno (interpretato da Nicolas Orzella) per entrare nelle grazie di un gruppo di coetanei, tutti giocatori della squadretta di calcio locale, la Cosmica. L'ingresso nel branco e nella societą č arduo: piccole crudeltą giovanili, dispetti e razzismi adolescenziali, l'invidia per una condizione sociale pił agiata, sembrano voler tenere Veleno lontano dalla soglia dell'iniziazione alla vita adulta. Per conquistare le simpatie di Zazą (Luca Schipani), il fuoriclasse della Cosmica, e degli altri ragazzini (Cimasa, Capodiferro e Natuccio), Veleno organizza una merenda a casa sua, a base di panini, pornazzi e masturbazione libera. Li conquista tutti ed entra perfino a far parte della Cosmica, nel ruolo di portiere. Nelle piccole ariditą quotidiane – i veleni della fabbrica, il blabla dell'ultimo politico locale in ascesa, lo spaccio di droga, la crudeltą del lavoro minorile - un giorno i ragazzi incontrano la Bellezza: Annalisa (Aylin Prandi). La ragazza, vestita da sposa, si aggira sui tetti delle case del paese, per trovare l'ultimo passo verso il vuoto, la morte, la pace. Si racconta infatti che Annalisa abbia perso il fidanzato, e con lui la testa, poco prima di sposarsi. I primi approcci con Annalisa, venerata ormai come una Modonna da tutta la Cosmica, sono impacciati, violenti, rozzi. Le mani sporche di terra di Zazą e Veleno non sanno ancora accogliere il Bello e il Puro. La pellicola documenta le fasi dell'incipiente amicizia tra Annalisa, Zazą e Veleno, con molti lampi di buona regia e fotografia, ma anche con avvilenti vuoti narrativi. Zazą e Veleno nutrono sinceri sentimenti di affetto e di protezione verso Annalisa. Ma dopo aver conosciuto ed amato la bellezza fragile di Annalisa, i due adolescenti ne scoprono anche gli intriseci moti autodistruttivi. Come se la storia e il dolore di Annalisa soffocassero le pallide speranze della sua bellezza. Come se l'esistenza fosse uno scenario dove le promesse di felicitą non si possono realizzare. In tutto questo, lo spettatore a poco a poco naufraga, cercando di trovare l'impalpabile filo conduttore del film. Lo spaesamento adolescenziale? Le difficoltą di sbarcare il lunario vendendo qualche grammo di droga in un paesino del sud povero di lavoro e di vita? Il calcio come riscatto da una deludente vita di periferia? Il primo incontro con il Femminile dei due protagonisti, Zazą e Veleno? Davvero difficile dirlo. Come una slavina, il film si ingrossa, riempiendosi di contenuti. E lo spettatore in ultimo ne rimane travolto. Offrono tuttavia un agevole riparo l'ottima colonna sonora e improvvisi guizzi di buona fotografici. I giovani attori sono ancora acerbi, ma il piglio di Orzella e la nuda fragilitą dello sguardo di Schipani promettono gią bene. Lo stesso vale per la regia, capace di dominare i fondamentali ma ancora non abbastanza solida da evitare di smarrirsi in un'ondivaga poeticitą. Le zone d'ombra de Il Paese delle spose infelice sono tante, ma c'č dentro, senz'altro, sufficiente luce per aspettare con fiducia le prossime prove registiche di Mezzapesa. (recensione di Daniele Piccini)




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