IL GATTO CON GLI STIVALI
Recensione
recensione di M.S. Sanna
Il sornione gatto con gli stivali, doppiato (nell'originale e anche in lingua italiana) dal bell'Antonio Banderas, appare per la prima volta nella seconda avventura di Shrek. Personaggio misterioso e sfaccettato, capace di passare in pochi secondi da agile e pericoloso spadaccino a irresistibile micetto dagli occhi teneri, si presenta come un'aggiunta di pepe latino alle stravaganti e anticonformiste avventure di Shrek &Co. È, insomma, il classico personaggio secondario che con poche battute si apre una breccia nell'immaginario del pubblico. La cartoonesca arguzia e il carattere vagamente gitano, uniti all'assenza di riferimenti relativi alle sue origini e persino ai suoi desideri più profondi, hanno instillato la curiosità nei fan del mondo fiabesco di Molto Molto Lontano e costituito il background ideale su cui realizzare uno spin-off. Se la serie delle avventure di Shrek e Fiona aveva già iniziato a boccheggiare, perdendo il caratteristico spirito libero e anticonformista e rifugiandosi in alcuni dei modelli che aveva contribuito a decostruire agli occhi del pubblico cinematografico, Il gatto Con Gli Stivali aveva la possibilità di ridare lustro all'idea iniziale della DreamWorks ripartendo quasi da zero – con un personaggio, ma con la totale libertà di raccontarne le origini. Colto negli anni precedenti alle avventure di Shrek, il Gatto Con Gli Stivali, fuorilegge e donnaiolo dall'animo nobile, si presenta tra spade, danze e alcove con l'inconfondibile spirito felino e gli occhioni incantevoli. Completamente nuovi i personaggi che lo affiancano: la combattiva miciona Kitty Zampe di Velluto (il ruolo che nella versione originale è di Salma Hayek, nel doppiaggio italiano passa a Francesca Guadagno) e l'uovo parlante Humpty Dumpty (il mitico Zach Galifianakis che diventa Alessandro Quarta). Freschi di pacco anche i cattivi: Jack e Jill, due briganti a cui è capitata la fortuna di impossessarsi dei fagioli magici. Ritmo incalzante e tante risate (anche se a denti stretti), Il Gatto Con Gli Stivali soffre, però, di una certa povertà narrativa e dell'incapacità di approfondire davvero i personaggi: tanti gli spunti buoni, ma scarsa l'attenzione al senso della storia e poche le trovate davvero memorabili. Dopo aver fondato le sue basi su una generazione di spettatori non più bambini (almeno anagraficamente), la DreamWorks sembra fare un passo indietro e quella che propone è una favoletta per l'infanzia, senza la ricchezza che aveva trasformato Shrek in un mito trasversale. Insomma, sembrano ben lontani i tempi floridi e fiammeggiati dei primi due film della serie: ora la fiammella dell'originalità sembra svanita e si avverte un consolatorio ripiego verso modi narrativi più convenzionali e prevedibili.
(recensione di Maria Silvia Sanna)