I WANT TO BE A SOLDIER
Recensione
recensione di R. Gaudiano
Alex (Fergus Riordan) è un bambino di otto anni con i suoi sogni, le sue aspirazioni per quando diventerà grande, e una grande passione per gli astronauti. Una famiglia all'apparenza serena, quella di Alex, fino al momento della nascita dei due fratelli gemelli, un maschietto ed una femminuccia, che metteranno a dura prova l'equilibrio affettivo e le sicurezze di Alex nei confronti delle figure genitoriali. Inizia così per il piccolo Alex una ricerca compulsiva di qualcosa che possa colmare il vuoto affettivo che si concretizza nella richiesta ai genitori di poter avere un televisore in camera sua. Invenzioni di amici immaginari, come il capitano dell'astronave-sergente dell'esercito Cluster (Ben Temple), fascino per immagini e simboli che incitano alla violenza, disponibilità verso forme comportamentali preoccupanti, Alex assume un'identità sempre più ribelle ed incontrollabile. La stanza del bambino è piena di manifesti ed oggetti simbolici che mediano comportamenti violenti, che passano quasi inosservati all'attenzione dei genitori impegnati in tutte altre faccende. Ormai fuori dal circuito comunicativo familiare, il bambino intesse invece una complice intesa con un gruppetto di compagni di scuola che supportano le sue "stravaganze" e lo aiutano in comportamenti anche violenti. Quarto lungometraggio del regista spagnolo Christian Molina, "I want to be a soldier", presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2010 dove riceve il "Premio Marc'Aurelio Alice nella città sotto i 12 anni", è una storia audace che, attraverso il forte disagio affettivo di un bambino, analizza dinamiche relazionali genitori-figli, dinamiche che qui subiscono pericolose battute d'arresto, rompendo il delicato circuito comunicativo familiare e facendo perdere di vista alle figure educatrici l'insegnamento quotidiano del senso del bene e del male. Alex diventa così un bambino preda della sua solitudine esistenziale che alimenta nella sua innocente coscienza una cattiveria indotta da messaggi mediatici violenti che il bambino prende come modello da seguire ed imitare. L'idea di base del film è di tutto rispetto e Molina riesce a delineare un'ottima forma e stile narrativi. "I want to be a soldier" purtroppo non convince per una sceneggiatura scritta a due mani da Christian Molina e Cuca Canais, che non caratterizza in modo chiaro e giusto i tempi della metamorfosi che Alex subisce, omettendo dei passaggi chiave che spiegherebbero il conflitto nell'acerba coscienza del bambino. Tutto avviene troppo in fretta, quasi banalizzando il messaggio forte del film in una sceneggiatura che purtroppo non sviluppa ed approfondisce gli spunti narrativi degli importanti aspetti psicologici che, in questo lavoro, sono gli elementi portanti di tutto il plot narrativo. Un esempio è la sostituzione, nella mente fantasiosa del piccolo Alex, del suo amico-immaginario da capitano dell'astronave a sergente dell'esercito Cluster, passaggio che spiega, invece, il cambio sostanziale di orientamento valoriale di Alex verso il mondo intero.
(recensione di Rosalinda Gaudiano)