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I PRIMI DELLA LISTA
Recensione

recensione di F. Tiberi
Pisa, giugno 1970. Renzo Lulli (Francesco Turbanti) ha la passione per la chitarra. Da un mese sta dietro a Fabio Gismondi (Paolo Cioni), il suo contatto con Pino Masi (Claudio Santamaria), musicista molto noto che ha lavorato perfino con Pasolini. Il giorno in cui il giovane Lulli incontra il leggendario Masi, per il tanto agognato provino, arriva una notizia da Roma e Masi convince gli altri due ragazzi che è tempo di scappare dall'Italia, per evitare di fare la fine dei greci in balia del regime dei Colonnelli. Lulli, unico ad avere una macchina, è titubante, ma Masi lo convince a non tornare a casa dai suoi genitori con la scusa della musica. I tre arriveranno ad oltrepassare il confine con l'Austria con la forza, causando quasi un incidente diplomatico. Tratto da una storia vera, che l'ormai sessantenne Renzo Lulli ha raccontato al regista Roan Jhonson, I Primi della Lista è una commedia molto gradevole e non banale, cosa rara in Italia, che riesce a far ridere pur giocando su una paura molto diffusa fra i ragazzi durante gli anni di piombo: il golpe fascista. I fatti narrati nel film, sono accaduti veramente e pensare che tre ragazzi decidano di partire a seguito di una vaga soffiata, per raggiungere prima la Jugoslavia, per poi invece ripiegare sull'Austria, perché primo paese democratico che viene loro in mente, è qualcosa di geniale. L'elemento fondamentale, che fa scoppiare la comicità, è l'ambiguità, di cui è portatore Pino Masi, una sorta di divo dell'epoca, per il cui ruolo si è pensato a Claudio Santamaria, che guarda caso ha una certa influenza sui giovani di oggi. Per buona parte del film lo spettatore si chiede se Masi abbia ragione o sia semplicemente un pazzo con le manie di persecuzione e se il Lulli e il Gismondi stiano peggio di lui. Questo del regista pisano-londinese Roan Jhonson è un piccolo film con una gran bella storia alla base e un cast fantastico, in cui si fanno notare Francesco Turbanti, menzione speciale alla sesta edizione del Festival di Roma "per l'esordio meritevole e promettente", Paolo Cioni interprete dai tempi comici perfetti e Sergio Pierattini, che nel ruolo di papà Lulli è davvero fantastico. Il buon Santamaria non ha più bisogno di lodi, ormai va da sé che sappia calarsi in ogni ruolo, ma stavolta, con la sua aria da profeta politico un po'esaltato, ci regala un personaggio imperdibile. (recensione di Francesca Tiberi)




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