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HUNGER GAMES - RECENSIONE
Hunger Games recensione
Recensione

hunger games recensione
[recensione Hunger Games] - Harry Potter ha ormai lasciato le sale cinematografiche. Bella Swan e Edward Cullen, protagonisti della Twilight Saga, si spera lo facciano il prima possibile. Dopo i Super eroi ipersfruttati dai cinecomics, non solo per semplici trasposizioni cinematografiche, ma anche per i remake dei remake sembrava che per i teen-agers fosse conclusa l'epoca prolifica dei teen movie. E invece, così non è. Ma quella che ci apprestiamo a vedere non è una storia che tenta di conciliare mondi fantastici col quotidiano bensì una distopia che per quanto possa essere prevedibile unisce brillantemente un tema attuale e pericolosamente inquietante con l'azione dei classici kolossal. Ogni anno a Panem, ex Nordamerica, il dittatore di turno costringe ognuno dei suoi dodici distretti a nominare un ragazzo e una ragazza per partecipare agli Hunger Games: una perversa quanto mortale punizione per una passata rivolta che allo stesso tempo si pone come evento televisivo nazionale nel quale i "Tributi" combattono l'uno contro l'altro finchè rimarrà un solo superstite. Sin dall'inizio lo spettatore viene immerso all'interno di questo universo fantascientifico, così volutamente ricco di contraddizioni, tra l'high tech e l'apocalittico, sfavillante e primordiale e altamente pericoloso. Hunger Games richiama fortemente quella che è la classica atmosfera distopica alla 1984 e riconosce come propria protagonista Katniss, una sedicenne che dopo aver lottato una vita per la sua sopravvivenza e per quella della sua famiglia, ora si ritrova a proporsi masochisticamente come personaggio di un reality. Ma non un reality qualunque: si tratta di combattere e di uccidere il prossimo per preservare la propria vita. Nonostante, il finale prevedibilissimo di quello che si preannuncia essere solo il primo capitolo di questa nuova saga, nonostante i classici personaggi, i classici scivoloni da auto-riflessività che dovrebbero imporsi nel dare spessore alla storia ma che alla fine tendono a ridicolizzarla – seppur in minuscola parte, in questo caso – Hunger Games è un esperimento più che riuscito. Ottima la regia incalzante di Gary Ross (Pleasantville, Seabiscuit) che si abbandona a un montaggio rapidissimo, con stacchi da voltastomaco e allo stesso tempo propende per scelte estetiche molto introspettive che portano lo spettatore a entrare fisicamente all'interno della storia e all'interno della sua protagonista. Ottima la trama che si basa sull'idea straordinaria di trasformare questi giochi gladiatori in tattica intimidatoria del governo e allo stesso tempo in evento mediatico dell'anno. In un'epoca dove la televisione la fa da padrona, con l'illusione che sia il pubblico – dotato di telecomando – a scegliere cosa guardare, la violenza e la morte diventano l'intrattenimento migliore sia per il pubblico annoiato di chi troppo ha e sia per il pubblico che, nonostante la ribellione, è costretto a sottomettersi all'ennesimo governo Totalitario. Di fatto, ciò che vediamo è anche un pubblico che sceglie di abbandonarsi alla visione di giovani protagonisti che devono essere trasformati in macchiette nelle quali il pubblico stesso possa riconoscersi e nelle quali gli sponsor e le pubblicità possano investire per continuare il loro dominio. Ancor peggio vediamo individui che vengono sapientemente posti gli uni contro gli altri in un perverso meccanismo mediatico che porta lo spettatore a sperare per la sopravvivenza del proprio Eroe a favore della morte di qualcun altro. Una storia che atterrisce e lascia col fiato sospeso fino alla fine, in parte anche grazie alla protagonista Jennifer Lawrence che a soli 21 anni riesce a interpretare tutte le sfaccettature di questo personaggio costretto a sopravvivere in un mondo così pieno di contraddizioni. (La recensione del film "Hunger Games" è di Francesca Casella)
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