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FINALMENTE LA FELICITA'
finalmente la felicità recensione
Recensione

recensione di S. Bucci
Dopo l'insuccesso del mediocre Io e Marylin e con la consueta cadenza biennale, Pieraccioni si presenta all'appuntamento di Natale con la sua ultima fatica: Finalmente la felicità. Ma anche stavolta, le aspettative sono andate deluse. Il film parte da un'idea simpatica che lascio raccontare allo stesso Pieraccioni: "Una volta stavo guardando in TV il programma di Maria De Filippi con un amico autore, Domenico Costanzo, che mi raccontò di avere scoperto che sua madre aveva adottato a distanza una bambina brasiliana e che lui sognava per un duplice motivo che un giorno lei lo andasse a cercare". Il problema è che poi questo Finalmente la felicità inizia a girare a vuoto, protraendosi stancamente, con gag e situazioni, poco divertenti tra l'altro, che risultano assolutamente gratuite e senza alcun reale motivo narrativo (qual'è lo scopo della presenza di Shel Shapiro e del boscaiolo Bruno Pavoncello? Che funzione ha il cerbiatto trinariciuto?). Ma andiamo con ordine: Pieraccioni è un musicista di Lucca, frustrato dal successo del suo rivale Argante Buscemi (interpretato da Andrea Buscemi), il quale è diventato famoso sottraendo al primo una sinfonia. Fin qui, nulla di straordinario. Un bel giorno però bussano alla porta e si mette in moto l'idea di cui abbiamo in precedenza parlato. La sorellastra ha gli occhi e il volto della splendida Ariadna Romero che, a nostro avviso, pare la cosa più riuscita del film. I due intraprendono una specie di viaggio insieme e pian piano i loro mondi così distanti arrivano a conciliarsi. E qui siamo in molti, giusto o sbagliato che sia, a rilevare una variante dell'on the road pieraccioniano, Il principe e il pirata. Ma se nella pellicola del 2001 vi era un Ceccherini vulcanico, in Finalmente la felicità non può essere certo la bella Romero a sostituirlo degnamente per vis comica. Eppure, c'è da dire che i primi venti minuti non erano affatto mal riusciti, anzi. Pieraccioni sembrava aver acquisito una maturità tale da lasciar più spazio agli altri, facendosi da parte. Un po' come un padre che, fiero del proprio figlio, se lo guarda da lontano compiaciuto. Purtroppo il resto non è affatto all'altezza. La fiaccheria e la debolezza dello script prendono il sopravvento. E lo stesso Pieraccioni sembra voler tirare per le lunghe certe gag, facendo leva semplicemente sulla propria comicità (vedere per credere la sequenza in camera da letto in cui il Nostro deve fingersi fidanzato con la Romero, dinanzi a Thiago Alves), la quale però, alla lunga, stanca. La mancanza di comprimari che la esaltino si sente. Rocco Papaleo è un personaggio sopra le righe (ha una malattia rara che gli impedisce di esporsi al sole) ma, nonostante sia molto più presente rispetto alle altre commedie di Pieraccioni, incide poco. Certo è che negli unici momenti in cui l'affiatamento tra i due è maggiore (la scena del tentativo di suicidio e, quella successiva, in ospedale) la risata è garantita. Una posa anche per il simpatico cabarettista romano Maurizio Battista in una delle rare scene divertenti del film. Il tutto è condito dal sentimentalismo melenso e stucchevole (ma indubbiamente di forte presa sul pubblico natalizio) tanto caro soprattutto a Giovanni Veronesi che, come sempre, collabora alla sceneggiatura. Qualche riga sopra avevamo detto che la cosa migliore del film è l'incantevole Romero: non è del tutto vero. Da salvare a pieni voti è anche l'intera colonna sonora e soprattutto le musiche di Gianluca Sibaldi. In conclusione: un film fintamente buonista dove viene strappato lo stesso quantitativo di risate del precedente Io e Marylin: poche. (La recensione del film "Finalmente la felicità" è di Stefano Bucci)
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