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FILM > RECENSIONI

FINAL DESTINATION 5
Recensione

recensione di E. Lorenzini
Ci risiamo. Morte e spettacolo: binomio dorato. Se non fosse ancora chiaro, al destino non si scampa. E, se non fossimo ancora sazi di soluzioni efferate con cui la signora in nero spezza le nostre illusioni di immortalità, ci pensa il team di Final Destination a offrircene di nuove. Fresco di sold out nei cinema di mezzo mondo, il quinto capitolo della saga che ha inquietato e intrattenuto una generazione di catastrofisti (la prima puntata è del 2000) sbarca nei nostri cinema promettendo poche deviazioni dalla trama originaria e un diluvio di effetti speciali. L'unica, parziale novità di questo ennesimo tiro alla fune con la morte è l'aggiunta del 3d alle già cruente dipartite dei giovani protagonisti: un eccesso visivo che era già stato utilizzato nel quarto capitolo della serie, che non rinforza la sostanza del film (praticamente nulla) e ne aumenta solo in parte l'impatto. Perché diciamocelo: questi occhialini scomodi e decisamente antiestetici, se ancora reggono la presa tra gli under 8, sono già sfilati nel cestone delle obsolescenze, pronti ad essere rimpiazzati da qualche altra meraviglia tecnologica. Cambio di regia (sale al timone Steve Quale, già secondo pilota di Titanic e Avatar) e rinnovo del cast, senza peraltro deviare dall'abitudine di reclutare facce inedite e poco espressive, non significano tripli carpiati di originalità: la ricetta Final Destination è troppo ben rodata per concedersi variazioni di rilievo. Ecco dunque il solito appuntamento dilazionato con la morte, prima scongiurato grazie alla premonizione dell'aruspice di turno, poi sfuggito inutilmente in una girandola di rincorse, pause a effetto e tragedie urlate. Poche le sequenze meritevoli di segnalazione: su tutte, lo schianto del ponte su cui viaggia il bus che trasporta i protagonisti. Sbiaditi i personaggi. Ai minimi termini la recitazione. (recensione di Elisa Lorenzini)




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