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ENTER THE VOID
enter the void recensione
Recensione

recensione Enter the void
Enter the Void, lo dice il titolo stesso: un viaggio nel vuoto, nelle allucinazioni degli acidi, per la precisione di DMT (Dimetiltriptamina), ossia la sostanza che il cervello rilascia nelle persone in fin di vita. La terza pellicola dell'eccentrico Noé, girata nel 2009 dopo il precedente Irréversible con Monica Bellucci e Vincent Cassel, si basa sulla vita anestetizzata di due fratelli, Oscar (Nathaniel Brown) e Linda (Paz De La Huerta), molto legati tra di loro. Hanno perso i genitori in un terribile incidente stradale, quando erano ancora bambini, poi furono divisi e affidati a famiglie diverse. Una volta a Tokyo, Oscar comincia a spacciare droga per comprare il biglietto d'aereo a Linda. Arrivata anche lei nella metropoli giapponese, finisce a fare la spogliarellista nel night club di Mario (Masato Tanno), "pappone" giapponese che si innamora di lei. L'equilibrio familiare, anche se con mezzi particolari, sembra ricomposto, quando Victor (Olly Alexander) tende una trappola ad Oscar: gli chiede di portargli della droga al Void, ma lì la polizia lo fa fuori. Morente, Oscar si ripete che non può abbandonare la sorella. Da quel momento in poi l'anima di Oscar seguirà le vicende di Linda e dei suoi amici, viaggiando da una parte all'altra di Tokyo, per poi reincarnarsi. Noé tratta molti temi: la morte, la reincarnazione ispirandosi al Libro tibetano dei morti, la droga, il sesso, la seduzione. Strana pellicola, psichedelica e fluorescente, che spinge il pubblico al limite della sopportazione, per le immagini proposte soprattutto nella parte finale, ma evidente messa in scena originale di una poetica personalissima. Nel primo quarto d'ora, siamo già sconvolti dalla tragedia causata dalla morte di Oscar, ancora più incomprensibile perché la regia sceglie la ripresa in soggettiva, perciò iniziamo a vedere il film con gli occhi di Oscar, che di punto in bianco muore. Segue poi la fuoriuscita dell'anima dal corpo accovacciato a terra, attraverso gli occhi della quale continuiamo a seguire principalmente le vicende di Linda, intervallate da molti flashback sull'infanzia dei due fratelli, sull'incidente in cui sono morti i loro genitori, e da intermezzi di luce bianca o arancione. Rumori sordi e insistenti accompagnano la visione di Enter the Void, che non è affatto un film semplice, ma la cui chiave sta nel comprendere la logica originale del regista francese. Colpisce la sensualità selvaggia e brutale della modella e attrice newyorkese Paz De La Huerta, esaltata dalla fotografia di Benoit Debie, che si dimostra un maestro negli effetti fluo e neon. Una Tokyo da diventare matti, tra insegne fluorescenti e locali disgustosi, ma molto d'effetto, è opera della ricostruzione realizzata dagli architetti Kikuo Ohta e Jean Carrière. (La recensione del film "Enter the Void" è di Francesca Tiberi)
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