Capiamo tutto. Capiamo che le suggestioni e i miti dell'adolescenza siano l'unico pane per un aspirante regista ventenne che nel 1993 imbraccia una SuperVHS e tenta per la prima volta la strada del lungometraggio. Capiamo che il mercato italiano sia troppo sclerotico e conformista per digerire proposte visive appena fuori dal déjà-vu. Capiamo l'ansia di originalità, che in un giovane artista è facile alla contaminazione con altre e meno nobili idiosincrasie. Però, pur capendo, rimane il fatto che la riedizione di "Dorme", a quasi vent'anni dalla sua venuta al mondo e a dodici dalla sua prima, microscopica distribuzione nelle sale, è un evento futile per la cinematografia italiana. Perché qualunque pubblico, anche quello cresciuto a Nesquik e Mazinga, che negli anni Ottanta sorbiva superomismi made in Japan e vestiva colori improbabili, troverebbe lacune imperdonabili in questa stralunata impresa allucinogena di un outsider in lotta con i propri complessi di inferiorità. Roma e la sua periferia informe, che avrebbero potuto caratterizzare il film e radicarlo nella realtà, sono sublimate al livello di una landa aliena popolata di ominidi psicolabili. I personaggi, a cominciare dal (triste) protagonista Ruggero, sono delineati con un'approssimazione e un surrealismo che, se anche fossero voluti, risulterebbero comunque eccessivi. E anche la trama, sbriciolata nel finale da una rivelazione-shock di Ruggero che aumenta lo spaesamento (e l'irritazione) dello spettatore, è un'architettura basculante messa insieme a forza di icone e di paure stereotipate, un impianto fallato dalla mancanza di fili connettori. C'è chi dirà che alcune soluzioni narrative – come il reiterato e a suo modo suggestivo "Anna dorme", propinato al povero Ruggero in risposta ai suoi tentativi di riconquistare la ragazza che l'ha lasciato perché "troppo basso" – sono spie di una personalità artistica ancora acerba ma promettente. D'accordo, ammettiamolo pure. Ma tutte le considerazioni anagrafiche e socioculturali del caso, le attenuanti dell'inesperienza e dell'overdose fantasy di quegli anni, la parziale compensazione dei difetti con qualche fiammata di buon senso, non bastano a salvare questo esordio bizzarro dalla valanga di critiche che gli si potrebbero muovere.
(La recensione del film "
Dorme" è di
Elisa Lorenzini)
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