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CONTAGION - RECENSIONE
Recensione

Recensione di R. Gaudiano
Non toccare niente, non parlare con nessuno, in poche parole evitare qualsiasi forma di contatto con persone o cose che potrebbero trasmettere il virus letale responsabile della pandemia che sta decimando la popolazione. Questo è il monito che le reti telematiche mondiali diffondono in "Contagion", ultimo lavoro di regia di Steven Soderbergh. Hong Kong, Stati Uniti, Londra, Ginevra, Casablanca, il mondo intero conosce il terrore di dover combattere un killer senza volto e senza voce, un killer che aleggia nell'aria, che si posa sugli oggetti, passa da persona a persona e diffonde la morte a macchia d'olio. Bisogna aver paura dei virus? Sì, in realtà bisogna avere molta paura delle mutazioni che i virus possono subire e la potenziale capacità di mettere in ginocchio l'intera popolazione della terra. Steven Soderbergh ("Sesso, bugie e videotape", "Intrigo a Berlino", "Bubble", "Ocean's Thirteen") riapproda negli studios hollywoodiani con "Contagion", film con un'ottima struttura ad incastro e che di originale ha la coniugazione tra storia di fiction cinematografica e la possibilità che tutto quello che viene narrato nel film possa realmente succedere. Con un cast spettacolare: Matt Damon, Marillon Cotillard, Laurence Fishburne, Jude Law, Gwyneth Paltrow, Kate Winslet, Soderbergh intesse un racconto astuto, senza eccedere in scene sconcertanti e ruffiane, dipana le possibili dinamiche socioeconomiche, morali, deontologiche, la brutalità dello spirito di sopravvivenza, tutte cose che si generano in una dimensione umana di crescente consapevolezza d'impotenza di fronte ad una pandemia di dimensioni apocalittiche. Con uno stile che rispetta i canoni di Hollywood, Contagion non smentisce strategie tipiche e ricorrenti della mano registica del cineasta americano. L'ironia grottesca di Soderbergh invia un messaggio inquietante e (facciamo tutti gli
scongiuri!) profetico. Il contenuto, il tema del film acquistano operatività dall'intreccio delle storie umane narrate, gestite dall'opera letale di questo virus che manda fuori di testa gli umani, li animalizza. Il virus, che all'inizio del film è il protagonista assoluto, cede la scena ad altri protagonisti, i possibili complotti economici e gli sciacalli di vite umane che devono doverosamente approfittare del momento e far arricchire le case farmaceutiche. Non sfuggono le caratteristiche formali che in Contagion regolano i principi comunicativi del genere thriller, tuttavia Soderbergh supera quel confine definito di tipo narrativo e linguistico di genere, per aver saputo raccontare alcune dinamiche comportamentali sconcertanti relative all'inquietante evento: il lutto improvviso e la lotta per la sopravvivenza. "Contagion"alla fine racconta come l'umanità potrebbe inginocchiarsi di fronte ad una catastrofe pandemica, mettendo in gioco anni di civiltà, di dignità e rispetto per ogni forma di istituzione statuale. Presentato, fuori concorso, alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2011, il film, scritto da Scott Z. Burns, gode di un'ottima mano registica ed interpretazione dei personaggi di tutto rispetto.



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