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COM'E' BELLO FAR L'AMORE - RECENSIONE
com'è bello far l'amore recensione
Recensione

recensione di S. Bucci
"Credo che il 3D nelle scene di commedia riesca a regalare un senso di maggiore realismo e ad amplificare le risate" dichiara Fausto Brizzi nel pressbook. Considerando che abbiamo riso poco durante la visione in 3D di Com'è bello far l'amore, vien da chiederci quanto potranno mai ridere gli "sfortunati" che lo vedranno solo in 2D. La nostra vuol essere una ovviamente una battuta cattiva, ma in effetti c'è qualcosa di fastidioso in questa sesta fatica registica di Brizzi. Forse è la megalomania con cui il regista deve convivere e che fa scontare al pubblico - come a dire, il successo gli ha dato alla testa - tanto che non riusciamo a comprendere l'impiego del 3D per una commedia tanto semplice quanto banale, a cui la tridimensionalità non aggiunge niente (al di là della motivazione dello stesso regista: "La nostra visione nella vita è in 3D"). Neppure nelle scene che dovrebbero essere di maggior impatto visivo, come il ballo romantico sulle note dell'evergreen Reality di Richard Sanderson. Ad ogni modo, andiamo con ordine e partiamo dalla storia: Andrea (Fabio De Luigi) e Giulia (Claudia Gerini) sono una coppia di quarantenni, con un figlio, una bella casa e una tranquilla vita coniugale. Come molte coppie della loro età, non fanno più sesso. L'arrivo di Max (Filippo Timi), un pornodivo di passaggio in Italia, riesce a rivitalizzare il loro matrimonio, la loro passione sessuale sopita, proponendosi come "sessuologo" della coppia. Come avrete notato dalla trama, c'è già un qualcosa di diverso rispetto alle precedenti opere di Brizzi. Se nei precedenti Ex, Maschi contro femmine e Femmine contro maschi aveva privilegiato una certa coralità di storie (e di personaggi), qua la storia è una e una sola, con i tre protagonisti più Giorgia Wurth. Questo però, è solo un dettaglio. In fin dei conti, gli altri film altro non erano che singole storie interlacciate tra loro (con l'eccezione, forse, del dittico Notte prima degli esami, dove attorno a una storia principale ne ruotavano altre). Eppure questa differenza potrebbe rivelarsi un boomerang. Torniamo a noi: l'idea di partenza di Com'è bello far l'amore, seppur non originale, è carina, ma ha il demerito di essere stata tirata troppo per le lunghe. Scenografie ipercolorate da rendere ogni cosa praticamente pop, comicità da cartoon (la scena dei cani), quando non smaccatamente demenziale à la John Landis (la scena nella farmacia è mutuata e modificata da Donne amazzoni sulla luna) o Zucker & Abrahams, senza però minimamente avvicinarsi a questi capisaldi. Brizzi ormai ci ha abituato a riempire i suoi film di riferimenti sessuali e di belle ragazze svestite (tutti ricordano il flash mob sul ponte di Castel Sant'Angelo, con oltre quattrocento comparse nude, in Notte prima degli esami oggi) e sicuramente, toccando certi argomenti "pruriginosi" con questo Com'è bello far l'amore, era convinto di divertire. Ma non vediamo la ragione per ridere di fronte a un videogioco di Guerre Stellari, dove al posto della spada laser, i giocatori combattono col proprio pene. E non è questione di essere bacchettoni. Riteniamo più probabile che abbiano guardato, in alcuni casi, a una comicità più becera, in virtù del probabile lancio del film negli USA, che come tutti sanno è la patria dei vari American Pie e dell'umorismo politcally uncorrect. Com'è bello far l'amore sembra difatti pensato come se si trattasse di una sit-com americana, forse anche, come detto in precedenza, in vista di un possibile lancio dello stesso oltreoceano. Ed ecco che ritorna la peculiarità che avevamo indicato in partenza: l'unicità della storia aveva forse bisogno di una struttura più solida per andare avanti, con le proprie gambe. Invece, la pellicola si protrae stancamente fino alla fine, facendo avvertire nello spettatore la mancanza di qualcosa, una sensazione di instabilità. Al di là dell'idea di partenza e di qualche situazione comica azzeccata, c'è ben poco. La durata più congeniale forse era proprio quella della sit-com (o, al massimo, dell'episodio da 50 minuti della fiction). Perché? Perché i tempi dilatati, imposti da un lungometraggio, hanno annacquato le buone idee presenti, rallentandone il ritmo e vanificando i momenti divertenti. Peccato perché Fabio De Luigi è in splendida forma, l'unico che riesce a strappare la risata con la sua faccia sagomata, nel consueto personaggio "sotto pressione" in un "contesto complicato". E peccato perché Claudia Gerini, oltre a mostrare un fisico mozzafiato, si conferma adatta per la commedia. Stendiamo un velo sui teen-ager (Alessandro Sperduti ed Eleonora Bolla), talmente monoespressivi e monocorde da sembrare usciti da una puntata dei Cesaroni o Tutti pazzi per amore. In conclusione: Com'è bello far l'amore è indubbiamente superiore al dittico Maschi contro femmine e Femmine contro maschi, ma è ben lontano dal gioiellino Ex. Ad ogni modo, il pubblico è sempre stato dalla parte di Brizzi e ci auguriamo (solo per una questione nazionalistica) che anche stavolta lo seguano. (La recensione del film "Come'è bello far l'amore" è di Stefano Bucci)
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