11 METRI - RECENSIONE
Recensione
recensione di L. De Candia
30 maggio 1994. Sono passati esattamente dieci anni dalla sfortunata sconfitta nella finale di coppa dei campioni contro il Liverpool, giocata proprio all'Olimpico: Agostino di Bartolomei decide di farla finita e si spara dritto al cuore. Un gesto rimasto scolpito nella storia della AS Roma, non solo per quello che il capitano ha rappresentato per questa squadra ma anche perché accanto ad un profondo dolore in chi l'ha conosciuto e amato, tale azione ha lasciato anche un velo di amarezza e una serie di dubbi irrisolvibili. La scelta di realizzare un documentario biografico su "Ago", così lo chiamavano gli amici, era in partenza pericolosa e andava assecondata e portata avanti con grande rispetto e delicatezza, con il fine di ricordare un uomo dimenticato dal mondo nel quale aveva rappresentato tanto, al di fuori di qualsiasi intenzione di celebrazione o riscatto. Pur tralasciando alcuni passaggi cruciali (ad esempio il rafforzarsi del ruolo di Agostino all'interno dello spogliatoio fino all'ottenimento della fascia da capitano), sotto questo aspetto "11metri" parte bene, concentrando l'attenzione sulle vicende storiche (sportive e familiari) e utilizzando riprese significative a volte inedite. Tuttavia il film scivola su un piano diverso, laddove a nostro avviso non avrebbe dovuto arrivare: la rottura tra "Ago"e la società, insieme al tentativo di qualsiasi pretestuosa interpretazione, andava tenuta sullo sfondo onde evitare lo spostamento dell'attenzione dal livello degli affetti, della psicologia del personaggio e delle emozioni a quello della cronaca di un caso irrisolto. Si giunge addirittura alla descrizione degli istanti della morte, un mettere il dito nella piaga assolutamente di cattivo gusto. Pur percependo l'assoluta buona fede di regista e produttori, riconosciamo l'immaturità dell'operazione e scopriamo che si è persa l'opportunità di sottolineare i lati più belli e veri dell'uomo e calciatore, non prendendo esempio dalla moglie Marisa che nella necessità ha saputo tramandare ai figli un'immagine serena e affettuosa di un uomo che, a un bivio, ha dovuto semplicemente fare una scelta. Come dire: la buona fede non basta. Restano alcune annotazioni tecniche: "11 metri" perde via via di compattezza stilistica, alternando inquadrature ben realizzate e ambientazioni ben "illuminate" ad altre improvvisate, quasi ci fossero più registi e più direttori della fotografia. Quello che rimane è un ricordo rinnovato, certo, ma anche tanta amarezza.
(recensione di Lucio De Candia)