RAPINA A MANO ARMATA di S. Kubrick
di Veronica Ranocchi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
Forse uno dei film meno noti (o almeno rispetto ad altri capolavori), ma sicuramente non meno
importanti, del grande regista Stanley Kubrick è sicuramente "Rapina a mano armata".
Il film, un giallo con tinte noir, ma anche un noir con tinte gialle, è il terzo lungometraggio da regista
e il secondo da sceneggiatore.
Come ci ha insegnato nel corso della sua intensa e folgorante carriera, Stanley Kubrick non ha (avuto)
un genere prediletto o comunque un genere sul quale si è specializzato, ma anzi ha spaziato su tutto
quello che la settima arte poteva offrirgli (e lui a lei). Ecco quindi che "Rapina a mano armata" si può
considerare il suo tentativo (riuscito come tutti gli altri) di raccontare a suo modo un giallo.
Un giallo raccontato in bianco e nero e in poco meno di un'ora e mezzo.
Il film, basato sull'omonimo romanzo di Lionel White, racconta una rapina, come anticipato dal
titolo, a un ippodromo da più punti di vista.
L'impostazione conferita dal regista e la struttura, che alterna continuamente presente e passato, non
vanno incontro allo spettatore, ma anzi lo intrappola ancora di più nel gioco di Kubrick e nell'intreccio
della vicenda.
Inizialmente vediamo lo svilupparsi della storia grazie a Johnny Clay, un criminale intento a
organizzare quella che, a detta sua, dovrebbe essere l'ultima rapina prima di stabilirsi e sposare la
fidanzata Fay.
Il suo progetto prevede di rubare due milioni di dollari da un ippodromo in occasione di un'importante
gara che dovrebbe coinvolgere un gran numero di spettatori (e quindi un bell'incasso), ma che al
tempo stesso potrebbe fungere da diversivo interessante. Per attuare, però, il suo piano ha bisogno di
aiuto. Per questo riunisce una squadra composta da un poliziotto corrotto, un cassiere dell'ippodromo,
un tiratore scelto, un wrestler e un barista. Ognuno con un composto ben preciso che possa permettere
la buona riuscita del piano.
Questo se non fosse che il cassiere George Peatty racconta alla moglie Sherry l'imminente rapina per
metterla al corrente visto che questa continua a rinfacciargli la mancata vita di agiatezza che l'uomo
le aveva promesso. Nella speranza di "rincuorarla" le rivela il piano e la donna, appurato che non si
tratta di un inganno, decide di "assoldare" il proprio amante per rubare i soldi al marito e ai colleghi.
Come da previsioni la rapina va in porto, anche se uno dei membri della banda non sopravvive.
Gli altri si riuniscono comunque a casa di Johnny per dividersi l'incasso, ma mentre attendono in suo
arrivo l'amante di Sherry, cogliendo i presenti alla sprovvista, cerca di accaparrarsi il bottino
scatenando una sparatoria alla quale sopravvive solamente George che, ferito mortalmente, torna a
casa e uccide la moglie.
È in quel momento che Johnny decide di correre all'aeroporto con la fidanzata per scappare con il
bottino. Una volta in aeroporto posa la valigia con i soldi sul carrello porta bagagli, ma un cane la
apre e le eliche dell'aereo fanno volare tutte le banconote che permettono quindi alle forze dell'ordine
di individuare Clay come il responsabile.
Come detto all'inizio, si tratta di un film dove il regista sottolinea l'importanza della struttura della
narrazione piuttosto che della narrazione stessa. Ad essere centrale nel film di Kubrick è la messa in
scena dell'intero film, non tanto la storia raccontata in sé. E questo lo si comprende chiaramente
proprio dal modo in cui è narrato il piano e lo svolgersi della rapina stessa che, in alcuni casi, mette
anche in crisi lo spettatore che non riesce più a seguire il filo logico della storia. Una storia raccontata
su più livelli, con più registri e da più personaggi. È vero che c'è magari un personaggio
predominante, ma alla fine sono tutti protagonisti allo stesso modo.
In effetti quello che viene mostrato sullo schermo e quello che viene messo in pratica dai personaggi
del film è un vero e proprio gioco. Loro si divertono a organizzare e compiere la rapina così come
Kubrick stesso si diverte a rappresentarla e mostrarla al suo pubblico. Il regista gioca e dialoga con
la sua stessa opera, nel momento in cui mette in scena una situazione e mostra una sequenza, anche
ripetendola. Ma questo non risulta mai "di troppo", anzi si tratta di qualcosa di funzionale per
comprendere l'andamento della vicenda. Come in un puzzle, ogni parte è importante per tessere
l'intero film, ma allo stesso modo è un film che, in qualche modo, viene anche costruito dallo
spettatore stesso che si ritrova di fronte a un prodotto al quale non è propriamente abituato.
Nonostante tutto, però, è un film che incuriosisce e suscita interesse nel pubblico che lo guarda.
Kubrick segue costantemente i personaggi, arrivando quasi a pedinarli. Sorveglia il gruppo di
protagonisti senza mai allontanarsi troppo da loro. E, allo stesso tempo, così facendo, rompe la
continuità narrativa che, come detto, fa sì che lo spettatore possa seguire l'avvicendarsi dei fatti da
più punti di vista e su più livelli.
La scansione temporale che il regista fornisce al suo "Rapina a mano armata", nonostante tutto aiuta
a creare suspense. Una suspense alimentata anche se fin dall'inizio capiamo come la storia andrà a
finire. O meglio, nel momento in cui ci vengono introdotti i personaggi, sappiamo già che la moglie
di George lo tradirà. Nonostante questo il pubblico è portato a stare incollato alla sedia e seguire lo
svilupparsi della vicenda, in attesa di scoprire i passi dei singoli personaggi. Anche se sembra scontata
la mossa della moglie di George, il modo in cui Kubrick racconta tutto, fa supporre che comunque la
situazione potrebbe cambiare e che sarà necessario prestare particolare attenzione a ogni singolo
elemento. Per questo il film risulta un validissimo prodotto, proprio per il modo in cui è raccontato,
piuttosto che per quello che racconta.
A fare da cornice a tutta questa vicenda e al modo in cui è narrata ci sono gli attori stessi che, al di là
delle interpretazioni convincenti che danno, riescono a conferire ai loro personaggi dei tratti diversi
dal solito. Non sono, infatti, i personaggi "classici" di questo tipo di film. Solitamente i protagonisti
dei gangster movie hanno delle qualità comuni, una su tutte il fascino magnetico che fa parteggiare il
pubblico per loro. In questo caso i protagonisti sono semplicemente degli uomini "normali" che,
stanchi della monotonia della propria vita, decidono di mettere in pratica un piano che li potrebbe
cambiare per sempre.
Ultimo aspetto, ma non meno importante (e che coincide con la chiusura del film stesso) è la vena
pessimistica che Kubrick conferisce anche a questo suo titolo. Inevitabilmente, visto e considerato
l'esito del piano e della rapina stessa (ma non solo), si può leggere una particolare ideologia
kubrickiana nei confronti del mondo e della vita. Non, però, un passaggio repentino, ma un costante
avvicinarsi a una visione tutt'altro che positiva di tutto ciò che ci circonda e che sarà sempre più
evidente anche e soprattutto nelle opere successive del regista.
In ogni caso un film da vedere. Magari non come i grandi titoli di Kubrick, ma sicuramente un piccolo
gioiello. Lo era IERI, lo è OGGI, e lo sarà DOMANI.