La recensione del film Questi giorni

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QUESTI GIORNI - RECENSIONE

Questi giorni recensione
Recensione

di Elisa Torsiello
[Questi giorni recensione] - Si può fermare in un attimo il passaggio dalla vita spensierata della giovinezza a quella adulta? Può un viaggio, nel suo allontanarci dai nuclei famigliari, responsabilità, notizie che gravano sul nostro sorriso ed effimera felicità, sospendere per pochi giorni un futuro che non siamo ancora pronti ad affrontare? Devono essere state queste le motivazioni che, magari inconsciamente latenti, hanno spinto Liliana, Angela e Anna a lasciare momentaneamente tutto e seguire Caterina nel suo trasferimento a Belgrado, determinando così il centro focale attorno a cui ruota tutto l'intreccio di Questi Giorni, nuova opera firmata da Giuseppe Piccioni. Col tempo, e dopo chilometri e chilometri macinati sotto le ruote di un'automobile piena di speranze disattese e paure nascoste sotto i sedili, più le quattro amiche si allontanano dai loro problemi, da chemioterapie da affrontare, gravidanze inaspettate e fidanzati di cui non ci si può fidare ciecamente, più sembrano destinate ad allontanarsi tra di loro. Ciò di cui le ragazze non riescono ad accorgersi, è che quella apparente lontananza non è altro che un passo decisivo verso il mondo dei grandi, un mondo dove dovranno stabilire un nuovo legame, una relazione da donne adulte e non più da sole amiche d'infanzia. L'ultimo film di Piccioni propone dunque un road movie durante il quale, nell'esplorazione di luoghi nuovi e lontani dai propri affetti, si impara a conoscere sé stessi, con le proprie debolezze e pregi; tematiche, queste, non certo innovative, ma che il regista cerca in tutti i modi di far suoi, esplorando maggiormente i cambiamenti emotivi che sconvolgono le ragazze nel breve arco di tempo occupato del viaggio. Purtroppo il risultato finale non è quello auspicato, penalizzato anche da un'interpretazione alquanto piatta delle giovani attrici protagoniste. Già, perché in un universo diegetico come quello qui propostoci, dove tutto è soggetto alla ripetizione di routine ordinarie, e dove tutto cambia, pur sembrando sempre uguale, era quanto mai necessaria una performance attoriale più emotivamente coinvolgente e psicologicamente ricercata. Piccioni ci prova a far condividere i dubbi e le speranze nascoste dietro gli occhi delle proprie protagoniste, attraverso una serie di sguardi in macchina e pause narrative volte a stabilire un contatto visivo con il pubblico, ma ciò non fa altro che porre una distanza invalicabile tra noi e le ragazze. Le seguiamo nelle loro azioni, nei loro spostamenti, ma il tutto in modo alquanto indifferente e apatico. Per mezzo della macchina da presa siamo vicini fisicamente ad ognuna delle quattro giovani, ma non riusciamo ad esserlo empaticamente. Non riusciamo a cogliere quel qualcosa che sta al di là della storia, quel cambiamento interno che le fa maturare, quel senso dell'esistenza che segna il passaggio al mondo degli adulti. Fanno eccezione le interpretazioni di Filippo Timi nei panni dell'impacciato e sensibile professore Mariani, il quale seppur lontano dalle sue capacità attoriali di gran attore, porta a casa una dignitosa performance, capace di strappare qualche sorriso, e quella di Marta Gastini nei panni di Caterina. È lei, tra le quattro giovani attrici, l'unica a convincere lo spettatore della veridicità apparente del mondo diegetico che ruota intorno a loro e dei sentimenti contrastanti che la affliggono. Il resto rimane vuoto, una promessa non mantenuta, un impasse narrativo incapace di andare avanti, proprio come i giorni pieni di quella speranza che "il meglio doveva ancora venire" che riempivano giorni e ore delle protagoniste. (La recensione del film "Questi giorni" è di Elisa Torsiello)
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