La recensione del film Quel che sapeva Maisie

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QUEL CHE SAPEVA MAISIE - RECENSIONE

Quel che sapeva Maisie recensione
Recensione

di Elisa Lorenzini
[Quel che sapeva Maisie recensione] - Non c'è tema più attuale e più abusato della manipolazione dell'infanzia per mano di adulti egocentrici. Prendendo le mosse da un racconto del maestro Henry James, che in altra epoca aveva indagato in chiave pedagogica la subordinazione della felicità infantile ai capricci dei genitori, Scott McGehee e David Siegel imbastiscono una trama contemporanea spostando il focus sulle dinamiche anomale che animano le famiglie di oggi. L'inconsapevole protagonista della storia è Maisie, sei anni, chiave di volta di un matrimonio logorato dalle inevitabili banalità del sopravvivere quotidiano e dalle manie di protagonismo di due adulti fagocitati dalle proprie ambizioni. Frastornata dalle recriminazioni di una madre rockstar impegnata a combattere la deriva del tempo e di un padre ingrigito dai troppi affari, la piccola Maisie trova conforto nei nuovi compagni dei suoi genitori, promossi dalle circostanze a tutori surrogato, più capaci di quelli legittimi di esaurire i bisogni di una bambina che chiede, banalmente, amore. Sul proscenio impazza la guerra all'ultimo barlume di tolleranza di Maisie di due adulti cresciuti poco e male, che se la contendono in quanto termometro affettivo, riserva emozionale, serbatoio di bisogni autentici. Nelle retrovie, si agitano le stranezze di un ménage tanto abituale per i tempi attuali quanto eccentrico per le identità dei suoi protagonisti. In mezzo sta Maisie, a cui presta il viso un'efficace Onata Aprile, dolcemente disorientata come esige il copione. Di quel che lei sapeva, in realtà, lo spettatore intuisce ben poco: nonostante le espressioni azzeccate, era pretenzioso fondare la riuscita di un dramma dai tanti risvolti sullo spaesamento di un'attrice bambina. Julianne Moore e Steve Coogan ci mettono tutto il loro impegno e le loro performance, se astratte dalla confezione, raggiungono livelli convincenti. Ma è la mancanza di coordinazione emotiva e di creatività nell'intrecciare le nevrosi dei vari personaggi che àncora il film ad uno schematismo sterile, privo di tutte le sfumature che il caso richiedeva. Peccato, perchè il film di McGehee e Siegel sfiora corde profonde e sensibili, cavalcando alcune delle provocazioni più delicate della moderna psicologia familiare. Ma non riesce ad esaurirne il potenziale: si limita a svolgere un tema scolastico sulle inadeguatezze dei ruoli domestici e lo fa senza l'impeto e l'originalità che avrebbero potuto catturare il cuore del pubblico. (La recensione del film "Quel che sapeva Maisie" è di Elisa Lorenzini)
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