La recensione del film Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese

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Trama

QUEI BRAVI RAGAZZI di Martin Scorsese

Quei bravi ragazzi
Trent'anni di omicidi, contrabbando, spaccio di droga, rapine, carcere ma anche di pranzi, feste, mogli, figli, amanti: a raccontarli è Henry Hill (Liotta), gangster pentito e implacabile accusatore degli "ex" amici (tra cui De Niro e Sorvino).
Idea Centrale
Il film racconta la mafia dei giorni nostri vista dal basso e nel quotidiano, con gli occhi di "manovali" che non diventeranno mai Padrini.
Analisi
Sceneggiato dal regista e da Nicholas Pileggi dal libro di quest'ultimo, "Wiseguy", "Quei bravi ragazzi" è un flusso di immagini costruite con esattezza documentaristica e montate su una colonna sonora ininterrotta, dove canzoni, voce fuori campo, dialoghi, spari e boati si sovrappongono in modo stupefacente e mozzafiato, è un gangster-movie anomalo, nel quale anche la sceneggiatura sembra costruita su cellule narrative impazzite e gli attori sanno inserirsi senza prevaricazioni di sorta nella corrente magnetica del film. Ray Liotta è bravissimo, Joe Pesci una conferma che vale un Oscar (come attore non protagonista). La fotografia è di Michael Balhaus, il montaggio è di Thelma Schoonmaker.
Note e curiosità
La madre di Pesci è interpretata dalla madre di Scorsese, Catherine; il padre Charles è Vinnie. Molte le scene di violenza, ma tutte necessarie. Scandalosamente premiato soltanto con un Leone d'argento alla Mostra di Venezia. (Dal "Mereghetti - Dizionario dei film" ed. 2002)


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