La recensione del film Quando eravamo fratelli

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QUANDO ERAVAMO FRATELLI - RECENSIONE

Quando eravamo fratelli recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Quando eravamo fratelli recensione] - Una famiglia, all'apparenza normale, quella di tre fratellini portoricani, Manny, Joel e Jonah, che vivono con il padre portoricano e la madre bianca, in una casa fatiscente, in campagna, vicino New York. I tre fratelli purtroppo devono subire i malumori dei genitori che spesso litigano in modo brutale e si lasciano anche andare a sconvenienti manifestazioni di approcci sessuali. Ma la cosa più scioccante è che a questi bambini non viene garantito alcun rispetto per la loro infanzia. Spesso anzi entrambi i genitori sembrano avulsi dalle responsabilità che dovrebbero avere verso i loro tre figli, giungendo quasi a distruggere quel delicatissimo momento di crescita che è l'infanzia. L'dea di "Quando eravamo fratelli" (titolo originale "We the animals") è tratta dal romanzo omonimo di Justin Torres, capitato per caso nelle mani del regista Jeremiah Zagar, che leggendo l'opera, ha deciso la sua trasposizione cinematografica. Non è facile mettere a fuoco le sottili problematiche viscerali che lacerano piccole coscienze che si affacciano alla vita, come succede per questi tre fratellini, costretti a subire una situazione famigliare abbrutente ed anche pericolosa. Jeremiah Zagar qui lavora veramente di fino costruendo una narrazione in cui l'immagine è fotografia interiore, radiografia in senso puro, fatta di sapienti inquadrature della mdp. Immagini forti e rappresentative dei tre bambini, quasi sempre a torso nudo a sottolineare la loro ingenuità e purezza, rappresentano la verità di un insulto alle loro esistenze, violate nel profondo dei loro sentimenti, sollecitati da una confusione esistenziale da cui, Manny, Joel e Jonah, cercano di sottrarsi inventando una felicità fittizia, ma a volte disperata. Mentre Manny e Joel sono quasi conquistati dalle turbe del rapporto genitoriale, Jonah ha una sensibilità introspettiva che cerca di esternare attraverso il disegno e la grafica, per mettere a fuoco quei momenti che hanno colpito la sua immaginazione di bambino costretto a "guardare" ed incamerare violenza. Jeremy Zagar, già molto apprezzato e premiato documentarista, con "We the animals" è al suo primo lungometraggio. Un cinema che possiamo definire in-finito ed incompleto, affascinante e poetico, in cui lo spettatore è chiamato a riempire i vuoti degli animi mutilati di tutti i protagonisti grazie ad una narrazione che fa vedere senza mostrare. Lo spettatore si sente nella scena, nel ricordo della propria infanzia, e questa particolare sensazione gioca in sinergia con i lunghi silenzi, gli sguardi interrogativi, le attese che scandiscono i momenti destabilizzanti di questo film che trasuda poesia. Girato in pellicola 16mm, con cinepresa a spalla, Zagar usa la tecnica mista di riprese dal vero che si alternano a sequenze animate. La fotografia di Zak Mulligan è magistrale, come l'accurato montaggio di KeiKo Deguchi che inserisce ad arte le musiche di Nick Zammuto. Il ruolo di Manny, Joel e Jonah è stato dato rispettivamente a Isaiah Kristian, Josiah Gabriel ed Evan Rosado, attori non professionisti, che con entusiasmo hanno saputo seguire la guida maestra di Zagar, che li ha coinvolti spesso e con successo in scene anche letteralmente improvvisate. (La recensione del film "Quando eravamo fratelli" è di Rosalinda Gaudiano)
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