La recensione del film Quando c'era Marnie

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QUANDO C'ERA MARNIE - RECENSIONE

Quando c'era Marnie recensione
Recensione

di Martina Farci
[Quando c'era Marnie recensione] - Anna è una ragazza dodicenne timida ed introversa che vive a Sapporo con la madre adottiva Yokiro. Da anni, però, soffre di asma e quando la malattia peggiora, viene mandata nell'Hokkaido orientale, in un villaggio vicino al mare, nella speranza che ritrovi salute e serenità. Qui si imbatte in una villa sulla spiaggia, che si dice infestata dai fantasmi, dove fa la conoscenza di Marnie, sua coetanea dai bellissimi capelli biondi. Anna ne diventa ossessionata, tanto da iniziare a confondere i sogni con la realtà. Quando c'era Marnie è l'ultimo lavoro dello Studio Ghibli e arriva in Italia un anno esatto dopo l'uscita giapponese, al cinema solo per tre giorni (24, 25 e 26 agosto). Il film è la prima opera realizzata senza il contributo dei due pilastri dello Studio, Hayao Miyazaki e Isao Takahata, ma il regista di Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento, Hiroshima Yonebayashi, riesce comunque a firmarne un degno testamento. Quando c'era Marnie, infatti, tratto dall'omonimo libro del 1967 e considerato uno dei maggiori capolavori della letteratura inglese per l'infanzia, rispecchia le caratteristiche principali dei lavori precedenti, dove la magia è quintessenza dell'animo e i sentimenti toccano il cuore. Protagonista è Anna, una dodicenne che più che soffrire di asma soffre di mal di vivere, non accettando se stessa e gli altri. Il suo malessere ci parla attraverso i disegni e i colori di Yonebayashi – cha ha realizzato da solo sia la sceneggiatura sia gli storyboard del film – creando un ambiente nel quale le acque limpide della laguna riflettono problemi e speranze, amicizia e sogni. Realtà e fantasia, quindi, si mescolano, perdendosi e ritrovandosi nella testa di Anna, aiutata da quella Marnie che rappresenta tutto quello che vorrebbe avere e vorrebbe essere. Storie intrecciate, passato presente e futuro, dipinte in un acquerello con colori che sfumano in diverse tonalità, a rispecchiare i cambiamenti dell'animo e della vita stessa. Quando c'era Marnie, quindi, si rivela un film toccante e commovente, capace di portare speranza e gioia anche dove le fantasie oniriche prendono il sopravvento, impreziosito dalla poetica colonna sonora di Takatsugu Muramatsu e che trova nella canzone di Priscilla Ahn il tema portante del film. Tema che potrebbe racchiudere tutto il lavoro dello Studio Ghibli, nell'auspicio che questa non sia una fine ma un convincete e promettente nuovo inizio. (La recensione del film "Quando c'era Marnie" è di Martina Farci)
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