La recensione del film Pussy Riot a punk prayer

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PUSSY RIOT: A PUNK PRAYER - RECENSIONE

Pussy Riot a punk prayer recensione
Recensione

di Elisa Lorenzini
[Pussy Riot a punk prayer recensione] - Ci sono operazioni cinematografiche che non chiedono di essere giudicate sul piano della scrittura o della forma, ma che parlano al pubblico con la sola forza del loro contenuto. E' il caso di Pussy Riot: A Punk Prayer, cronistoria del gruppo punk eversivo russo tutto al femminile salito alla ribalta per la propria, estrema e reiterata, polemica anti-establishment. Controverse, aggressive, vistose e soprattutto incuranti di sfidare i poteri forti e la morale comune, le riot girls moscovite si sono guadagnate la notorietà colonizzando luoghi-simbolo come le carceri o la Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca per allestire performance estemporanee improntate alla denuncia dei mali endemici della società russa, dal militarismo istituzionalizzato alla repressione della dignità femminile, passando per la sfida diretta ai brogli e alla vocazione dittatoriale del regime di Putin. L'evento-clou del documentario è l'arresto di tre delle Pussy Riot dopo la discussa esibizione nella Cattedrale, fatto che ha prodotto strascichi chiacchieratissimi e allarmati sulle violenze subite dalle ragazze durante la custodia. Non solo: il film rivela che anche parte della società russa, perplessa di fronte all'estremismo provocatorio delle ragazze e al loro sprezzo dei luoghi sacri, ha maturato una forma di ostilità nei loro confronti, avallando le strategie punitive del regime che le bracca. Le interviste ai genitori delle Pussy Riot imprigionate sono illuminanti per capire la dualità e la conflittualità della protesta, approvata e sentita come necessaria ma allo stesso tempo vissuta con sofferenza, perchè irta di pericoli. Pussy Riot: A Punk Prayer, diretto da Mike Lerner e Maxim Pozdrovkin e distribuito in Italia dal nuovo progetto I Wonder Pictures, che promuove le analisi documentarie dei fenomeni di punta del mondo contemporaneo, non è svincolabile dall'urgenza del suo contenuto. Manca di struttura e di scelte narrative programmatiche: si limita ad assemblare immagini di repertorio puntando sulla carica dirompente delle stesse. Tuttavia, nonostante il plot assente e la schematicità del montaggio, nonostante l'insistenza a tratti retorica sulla drammaticità di una condizione di protesta che a noi comodi occidentali (sembra voler dire) rimane comunque estranea, il docufilm sulle Pussy Riot arriva allo stomaco con i pochi ma densi elementi che lo compongono. (La recensione del film "Pussy Riot a punk prayer" è di Elisa Lorenzini)
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