di R. Baldassarre
[
Power Rangers recensione] - La storia produttiva dei Power Rangers è lunghissima, e comincia nel 1975 in Giappone. Il nome della serie era Himitu Sentai Goranger (Squadra segreta dei Cinque Ranger). Il produttore egiziano Haim Saban la vede, se ne innamora e la realizza in salsa americana, non solo "copiando" l'idea, ma anche inserendo nel nuovo girato le scene d'azione carpite dalle serie originali. Questa intuizione si rivela accorta e remunerativa, e crea un franchise seriale televisivo che perdura da quasi venticinque anni. Un trionfo alimentato anche dal redditizio merchandising creatosi intorno al serial. A fronte di tale impareggiabile esito era inevitabile, e anche legittimo, trasporre i Power Rangers al cinema. Dopo tutto, sono super eroi teenagers che rispecchiano la delicata fase adolescenziale, tra normale vita quotidiana e con sogni di riscatto, personale o sociale. In verità, i Power Rangers furono già protagonisti di un lungometraggio cinematografico, che cercava di amplificare il successo televisivo delle prime tre stagioni (1993-1996), e che ebbe anche un felice esito ai botteghini. La nuova pellicola, come quella del 1995, certamente cerca di accrescere gli introiti finora raggiunti, ma la sua realizzazione si presta ad altre osservazioni. Sono ormai lontanissimi i tempi i cui questa super squadra agiva, con tutine discutibili, in episodi avventurosi "low budget", i Power Rangers che ci vengono (ri)proposti adesso rispettano l'essenza di quei personaggi primordiali, ma sono in una versione aggiornata, e non solo nello stile e nel budget. I personaggi e la trama si arricchiscono di altre caratteristiche, colte dal cambiamento dei tempi, reali e cinematografici. Negli ultimi anni nel cinema si è affermato e consolidato un nuovo genere, il "Cinecomics", e a dettare la linea c'è il Marvel Cinematic Universe (MCU). La storia dei Power Rangers, come hanno già dimostrato ampiamente le diversificazioni che ha avuto negli anni il serial, si presta a creare un eventuale "Power Rangers Universe". Nel film le somiglianze tra questa "Super squadra" e i Super Eroi della Marvel si assottigliano, perché ai normali adolescenti tramutati in eroi, si adagia benissimo il motto "Super eroi con super problemi". I teenager prescelti per divenire i salvatori del pianeta sono adolescenti con problemi, personali e familiari, e sono tutti e cinque di estrazione proletaria. Sono degli outsiders, dei novelli Greasers (per citare la pellicola proletaria di Francis Ford Coppola) che hanno la possibilità di un riscatto. E in questa precisa tipizzazione, ecco che affiora l'aspetto più interessante, proveniente da un retrogusto cinefilo anni Ottanta. Il gruppetto di ragazzi, di etnie e caratteri diversi, s'incontra in un'aula di college il sabato mattina. Una situazione presa di peso dal cult Breakfast Club. Anche le caratteristiche attitudinali dei personaggi rispecchiano quelle già cesellate da John Hughes. Questa interessante e cinefila intuizione, però, si perde e affoga nella restante trama. Power Rangers si rivela un farraginoso "pilot" per un ipotetico PRU. Nel voler gettare le basi per una futura serie cinematografica, la storia si dilunga troppo in scene descrittive e a sapidi momenti ilari, e si arriva quasi stanchi allo scontro finale con la malefica Rita Repulsa (ex Power Rangers innamoratasi della forza oscura come Darth Vader) e il suo mostro quantificabile in svariati carati.
(La recensione del film "
Power Rangers" è di
Roberto Baldassarre)
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