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Pompei recensione] - "Pompei dal British Museum" è l'operazione cross-mediale, promossa e diretta dalla famosa istituzione museale londinese e visibile nelle sale italiane, distribuita da Microcinema, esclusivamente nelle date del 25 e 26 Novembre, nella formula promozionale del "grande evento cinematografico".
La visione cinematografica si colloca, in verità, tra le diverse fasi integrate di fruizione pubblica dell'ambiziosa esposizione, "Life and death in Pompei and Herculaneum", che ha avuto luogo proprio al British Museum tra Marzo e Settembre 2013. Se infatti la prima e più esteriore suggestione è quella di (ri)percorrere in differita l'originale allestimento di ricostruzione di una tipica dimora Pompeiana (e come exemplum romana), nonché della quotidianità dei suoi abitanti, fino alla devastante eruzione del Vesuvio nel 79 D.C., le intenzioni più lungimiranti della direzione registica sono senz'altro quelle di contaminare il progetto divulgativo con lo spettro più ampio dell'intrattenimento audiovisivo di genere (da un lato le atmosfere finzionali ansiogene e catastrofiche, dall'altro l'infotaiment televisivo, che rimanda contenuti informativi attraverso un format di linguaggio comune e leggero) sino a protrarre la curiosità e condividere il fattore emozionale negli spazi di confronto e approfondimento virtuale, predisposti sui social network.
Un talk show on demand extraspaziotemporale, che mette in dialogo vecchi e nuovi media di aggregazione, oltre che comunicazione, e tramite questi i loro utenti, siano essi digitalmente dislocati nel presente o rievocati a quasi 2000 anni di distanza. L'idea spettacolare sviluppa la simulazione di una visita guidata all'interno della vita domestica degli antenati pompeiani, cercando di empatizzare con loro quanto più possibile, attraverso l'osservazione dettagliata di reperti archeologici, frammenti-scrigno di un passato tragicamente consegnato all'eternità. Per la prima volta, infatti, un poderoso nucleo di ben oltre 450 oggetti (arredi, gioielli, sculture, mosaici, utensili da cucina) frutto inestimabile di innumerevoli scavi, ha lasciato l'Italia, sotto la supervisione della Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei, per dar vita ad un originale riscrittura storiografica da proporre ad un pubblico eterogeneo ed allargato. Attraversando in compagnia di stimati e affabili esperti, le stanze tra loro adiacenti, messa in scena residenziale (atrio, camera da letto, sala da pranzo e giardino) il grande pubblico apprende nello stesso modo documentato, ma non didattico, tanto le consuetudini sociali del tempo, quanto le credenze e i costumi diffusi, persino interpretazioni di fantasie o speculazioni erotiche immortalate nei dipinti e nei cimeli realizzati su commissioni individuali; passando in rassegna figure cittadine poco conosciute, come i liberti arricchitisi col commercio o le donne dedite all'amministrazione di negozi e al mecenatismo, pur non godendo di diritti politici.
Chiara e lineare è anche la costruzione del climax narrativo che, facendo leva sul carisma e l'entusiasmo degli studiosi, primi veri e affascinanti medium di trasmissione dei saperi più disparati (dal curatore della mostra all'accademico classicista, dallo chef italiano di fama internazionale alla specialista di garden design) muove dalle rarità più incantevoli, come un pezzo di pane carbonizzato o la culla di un bambino, per toccare i registri più impressionanti e toccanti, con il blocco dei calchi di una intera famiglia, due adulti e due bambini, colti nei loro ultimi momenti di vita.
(La recensione del film "
Pompei" è di
Carmen Albergo)
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