La recensione del film Polvere

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

POLVERE - RECENSIONE

Polvere recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Polvere recensione] - Un uomo ed una donna iniziano una relazione. Entrambi non giovanissimi, desiderano un rapporto stabile. Lui, attraverso allusioni e puntualizzazioni, ha, dall'inizio della relazione, un atteggiamento di dominio strisciante nei confronti di Lei. Man mano che il rapporto prende forma, all'insegna della parola necessaria imposta da Lui, che è il chiamarsi reciprocamente Amore, la vera indole di Lui emerge in modo psicotico verso Lei, attraverso un comportamento ossessivo sul passato e sul presente della donna, sino ad arrivare ad una vera e propria violenza psicologica. Lei, incredula, crede quasi che stia veramente sbagliando la sua condotta nell'affrontare il rapporto nella giusta maniera, fino a quando l'esasperazione e lo sconforto della donna priveranno il rapporto di coppia dei colori della vita. Diretto da Antonio Romagnoli, che qui è al suo primo lungometraggio e sceneggiato dallo stesso con Saverio La Ruina e Judith Baldo, "Polvere" articola, attraverso una scrittura narrativa a quadri separati da distanze temporali, l'impianto di un rapporto malato, psicotico e claustrofobico. Giorno dopo giorno, il rapporto di coppia si delinea in tutta la sua squallida ossessione. Da parte di Lui c'è l'intento bieco di rendere Lei succube delle sue paranoie e Lei, quasi impedita nel considerare la pericolosità del rapporto, si lascia trascinare nell'inferno di sentimenti malati. "Polvere", titolo forse appropriato per spiegare le piccole ma continue violenze psicologiche che si consumano all'interno di una coppia, come una polvere che si accumula ed accumula e diventando tossica, così la violenza psicologica può scatenare uno stato di tossicità fisica e cerebrale. Tutta la narrazione si svolge attraverso dialoghi della coppia, a volte ripetitivi e prolissi, riuscendo in un certo senso a mantenere il senso di una violenza psicologica esercitata da Lui, pur chiamando la sua Lei continuamente, Amore. I colori vivi della scena iniziale, man mano che la violenza psicologica s'intensifica, vengono impercettibilmente desaturati e la scena finale piomba nel bianco e nero che avvolge una Lei ormai in stato di disperazione e sofferenza. Saverio Ruina, il Lui e Roberta Mattei, Lei, reggono egregiamente una recitazione che si struttura interamente sul dialogo, caratterizzando i due personaggi attraverso la loro vocalità ed il proprio corpo. Alla fine il film si regge solo sull'espressività della costruzione vocale e recitativa dei due attori, Ruina-Mattei. (La recensione del film "Polvere" è di Rosalinda Gaudiano)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "Polvere":




Torna ai contenuti | Torna al menu