La recensione del film Poli opposti

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POLI OPPOSTI - RECENSIONE

Poli opposti recensione
Recensione

di M.A. Carmosino
[Poli opposti recensione] - Due identità ben definite ma totalmente opposte: terapista di coppia lui e avvocato divorzista lei. Lei separa le coppie che lui cerca di ricongiungere. Non ci sono punti di incontro, non c'è compromesso né tanto meno disponibilità a venirsi incontro e a conoscersi meglio. Questo quanto meno all'inizio. Stefano (Luca Argentero) e Claudia (Sarah Felberbaum) in realtà si conoscono da tempo, da bambini, quando i loro sentimenti erano ancora acerbi e vissuti in modo infantile. Ora sono due adulti affermati nelle loro professioni, ognuno con una vita alle spalle: lui, appena separato da una moglie-iena dispotica; lei mamma single con un figlio avuto da una precedente relazione mai realmente iniziata. Tutte le carte in regola per far sì che avvenga quello che tutti si aspettano dai primi minuti di film. "Poli Opposti" è una semplice commedia, che nulla toglie alle classiche commedie sentimentali ma che anche nulla aggiunge. E' una storia che poco resta nella memoria, chiude con l'happy ending che tutti vogliono e a difficoltà strappa qualche sorriso. La commedia di Max Croci, che qui è alle prese con il suo primo lungometraggio, resta un po' all'ombra rispetto a tante altre commedie sentimentali viste. Probabilmente il film non prende il volo nè per colpa del regista -che ha definito questo film "il sogno di un bambino che si realizza"-, né tanto meno per gli attori comunque sempre comunicativi e presenti, ma piuttosto per una sceneggiatura dall'intreccio un po' debole, nonostante sia stata scritta da 8 sceneggiatori. Il film di Max Croci che arriverà nelle sale l'8 ottobre distribuito da 01 in 300 copie, dichiara di essere inoltre un film ispirato alla sophisticated comedy americana. La messinscena è ben fatta, utilizza alcuni elementi grafici e qualche espediente cinematografico come lo split screen, funzionale alla storia; elementi che potevano essere usati con un po' più di attenzione e continuatività in modo da renderli marchi distintivi e strutturali piuttosto che un esercizio casuale. Non c'è minimo rischio ormai nel cinema italiano che propina storie quasi in modo disinteressato, senza chiedersi cosa in realtà il pubblico vorrebbe vedere di più. Non sarà forse il caso di domandarsi se è il caso di andare un po' oltre le semplici storielle ormai viste e riviste? (La recensione del film "Poli opposti" è di Maria Azzurra Carmosino)
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