La recensione del film Polaroid

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POLAROID - RECENSIONE

Polaroid recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Polaroid recensione] - Rovistando in un vecchio scatolone, due giovani amiche, Sara e Linda, trovano una vecchia polaroid. Linda, per provare l'apparecchio, fotografa Sara. Quando la diapositiva è completamente sviluppata, Sarah osservandola bene nota una strana ombra alle sue spalle. Rimasta sola, Sarah sarà vittima di uno strano omicidio. Tutta la scena si sposta nel presente con Bird Fitcher (Kathryn Prescott), ragazza introversa, con scarsa autostima. Ed ecco che la vecchia polaroid ritorna in scena. E' Tyler, amico e collega di Bird, che lavora nello stesso negozio d'antiquariato della ragazza, a riportare in vita la polaroid acquistata sui banchi di un mercatino dell'usato. Bird scatta una foto a Tyler e con grande stupore constata che la macchina funzione benissimo. Bird, invitata dai suoi amici ad una festa in costume, continua a scattare foto di gruppo con la polaroid. Ma cosa nasconde la polaroid veramente? Tyler viene trovato cadavere e la stessa sorte toccherà agli amici di Bird, immortalati nella foto di gruppo. Lars Klevberg, al suo primo lungometraggio, trasposizione di un suo omonimo corto del 2015, guarda alla cinematografia horror in chiave moderna, dando il ruolo di protagonista ad un entità malvagia, abominevole, collegata alla vecchia polaroid che immortalando persone dietro ogni scatto, le rende gioco forza vittime designate dell'abominevole spirito. L'idea di fondo di "Polaroid" è intrigante nella scelta di questa misteriosa macchina fotografica che tutto sommato è impregnata di un'anima vendicatrice. Tuttavia è lo svolgimento dei fatti, attraverso una narrazione che non coinvolge lo spettatore come ci si aspetterebbe dal genere, che dovrebbe avere come fine una tensione avvincente in un drammatico crescendo. La giovane Bird si limita a fare indagini a tutto spiano, corre da un luogo all'altro, in scene che si sovrappongono mettendo solo in evidenza vuoti incolmabili nella sceneggiatura. Gli attori non sono tutti professionisti come la giovane Prescott, ma non per questo non validi. E' la mano del regista, che tra anfratti bui, scheletri che si muovono ed ombre che si avvicinano, non riesce a creare un valido filo conduttore e dare un senso compiuto all'opera, mozzando irrimediabilmente l'effetto suspence. Alla fine "Polaroid" non convince affatto, si affida troppo ad una messa in scena facile e quasi scolastica, con un risultato molto deludente, ed anche se balugina un timido sforzo nell'epilogo, questo non riscatta affatto tutto il lavoro. (La recensione del film "Polaroid" è di Rosalinda Gaudiano)
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