La recensione del film Pirati dei Caraibi La vendetta di Salazar

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PIRATI DEI CARAIBI LA VENDETTA DI SALAZAR

Pirati dei Caraibi La vendetta di Salazar recensione
Recensione

di M. Nottoli
[Pirati dei Caraibi La vendetta di Salazar recensione] - Quinto capitolo dei pirati dei caraibi, ottavo di fast and furious, quinto dei transformers, sesto di alien, siamo in attesa del remake della mummia, del remake di blade runner e dell'ennesimo reboot di spider man. Dalle parti di Hollywood il momento non deve brillare per creatività. Che la saga dei Pirati dei caraibi doveva concludersi con la trilogia crediamo sia evidente ormai a tutti. A tutti eccetto che per Johnny Depp il quale, in quanto a momento, non se la passa bene pure lui. Dopo un quarto capitolo incolore, questo La vendetta di Salazar non fa che peggiorare le cose e aumentare il rimpianto per non aver lasciato la trilogia così com'era. Diretto dai due registi norvegesi di Bandidas, il quinto capitolo prende le mosse dal figlio di Will Turner che per liberare il padre dall'incantesimo che lo ha imprigionato sull'Olandese volante, va a scomodare perfino il tridente di Poseidone, sulle cui tracce si metteranno anche il solito Jack Sparrow, il solito Barbossa e la new entry Salazar, interpretato da uno sprecato Javier Bardem dalla mimica massacrata al computer. La sensazione è quella di un carrozzone che ormai va avanti per inerzia, senza aggiungere nulla di più o nulla di meno a quanto fin qui visto, anzi trascinandosi stancamente una avventura via l'altra, sempre ricominciando daccapo come se il passato non esistesse, con leggende, discendenti e trascorsi che spuntano all'occorrenza, ripetendo situazioni già battute (ancora con la maledizione, la nave fantasma e la ciurma di non morti, ancora con il tira e molla tra i due giovani che prima fingono di detestarsi poi si innamorano), illudendosi che basti l'incedere ondulatorio di Jack Sparrow anch'egli invece stancamente inchiodato alle mossette e alla faccette manierate di un Johnny Depp ormai bolso e opacizzato. A dargli un po' di lustro non serve la comparsata di Paul McCartney (un altro abbastanza alla canna del gas) nei panni dello zio pirata o il flashback che pretenderebbe di renderci edotti sulla genesi del protagonista (ma di cui non ci frega niente, quantomeno se messa in questi termini). In una action-comedy per famiglie, che è la peculiarità della saga dei pirati dei caraibi targata disney, langue sia la parte action, affidata a rocambolesche e noiose sequenze fin troppo lunghe, fini a se stesse e soverchiate da un turbinio di effetti speciali che le rendono solo improbabili (vedi la sequenza finale dove per venti minuti i nostri se ne stanno appesi all'ancora della nave), sia la parte comedy, per colpa di una sceneggiatura poco scoppiettante, dal botta e risposta fiacco, che imbavaglia anche la naturale vis comica del protagonista. Languono anche gli ingredienti minimi che ci si aspetterebbe da un'avventura di pirati come eroismo, sacrificio, codice d'onore tra le pieghe di cinismo e sagacia guascona. Le sole emozioni si provano quando compare Orlando Bloom, il quale sarà anche un attore di merda ma il suo Will Turner è il personaggio più degno dell'epopea, la Perla Nera e la scimmia di Barbossa ovvero tutto ciò che ci riporta con la mente alla trilogia originaria, il che è un segnale eloquente e affatto positivo. (La recensione del film "Pirati dei Caraibi La vendetta di Salazar" è di Mirko Nottoli)
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