Picnic ad Hanging Rock di Peter Weir

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IERI OGGI E...

PICNIC AD HANGING ROCK di Peter Weir

Picnic ad Hanging Rock Recensione

di Veronica Ranocchi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
Il terzo lungometraggio da regista di Peter Weir, noto ai più per grandi e grandissimi successi di pubblico, come "L'attimo fuggente" o "The Truman show", è un'opera apparentemente meno conosciuta, ma comunque con un grande impatto nella cultura cinematografica in generale: "Picnic ad Hanging Rock". Si tratta di una delle prime opere di successo australiane che fanno conoscere l'autore al grande pubblico. Il film, basato sull'omonimo romanzo di Joan Lindsay, si inserisce tra i titoli "cult" dell'epoca (anni '70 circa) nonostante il ritmo tutt'altro che incalzante. Da molti è etichettato come thriller, ma è preferibile definirlo come dramma misterioso. Altro elemento che, soprattutto inizialmente, non ha fatto particolarmente apprezzare il film al pubblico è la mancanza di un finale ben definito, che, solo col passare del tempo, è stato compreso maggiormente. Dalle suggestive scenografie, che fanno da sfondo alla misteriosa storia, alla colonna sonora, a tratti soave quando richiama melodie come quelle dei flauti di Pan, a tratti più classica, scomodando autori del calibro di Beethoven o Bach, il lungometraggio di Weir affascina e cattura, così come le protagoniste stesse, trasportando il pubblico in una realtà suggestiva e diversa dal solito. Tutto ha inizio come se a venire mostrato sullo schermo fosse un'opera d'arte, un vero e proprio dipinto che trova spazio in questa trasposizione. È il giorno di San Valentino del 1900 e un gruppo di studentesse del collegio Appleyard, vicino a Melbourne, si reca ad Hanging Rock, complesso roccioso dove gli allievi del collegio sono soliti recarsi per l'annuale e tradizionale picnic. Nel pomeriggio quattro ragazze ottengono, dalle insegnanti che sono lì con loro, il permesso di recarsi ad esaminare da vicino le formazioni rocciose del complesso e, con questa scusa, si allontanano dagli altri, incontrando lungo il tragitto due giovani, Michael, un nobile inglese in vacanza, e Albert, il suo domestico. Tra le quattro ragazze, Miranda, Marion, Irma e Edith, quest'ultima inizia subito a pentirsi di essersi unita al gruppetto per salire, data soprattutto la sua corporatura più robusta rispetto alle compagne e le invita a tornare indietro. Nessuna di loro, però, sembra intenzionata a farlo e così Edith torna indietro in stato di shock e urlando, mentre le altre si rendono conto dell'assenza dell'insegnante di matematica. Tutte le studentesse, insieme all'altra insegnante che le aveva accompagnate, fanno ritorno al collegio dove viene dato l'allarme. Ad intervenire è la polizia che inizia subito le ricerche, ma con scarsi risultati, non riuscendo a trovare niente né ad ottenere indizi da Edith che sembra non ricordare niente se non l'incontro, durante la sua fuga, con l'insegnante che andava dalla parte opposta, senza gonna. Nel frattempo anche Michael cerca di aiutare, in qualche modo. Rimasto folgorata e ammaliato dalla bellezza di Miranda si decide a recarsi ad Hanging Rock per cercare di scovare qualche informazione a riguardo, ma viene ritrovato il giorno dopo ferito e in stato di shock da Albert che, però, intuisce che il proprio padrone ha scoperto qualcosa e, infatti, riesce a trovare Irma, svenuta e ferita che non ricorda niente dell'accaduto. Per questo motivo la ragazza viene presto ritirata dal collegio e tutte le compagne pensano che lei sia l'unica a sapere qualcosa a proposito della scomparsa delle altre. Continua a passare diverso tempo dal giorno dell'accaduto e viene, quindi, decido di dichiarare la presunta morte delle ragazze scomparse. Questo mentre la direttrice decide di sfogare la propria frustrazione sulla compagna di stanza di Miranda che, presa dallo sconforto e dalla situazione, viene poi ritrovata morta nella serra. Alla base dell'intera vicenda si può affermare che tutto gira intorno ai contrari e agli opposti. In primis tra i personaggi che sono, per certi versi, agli antipodi, ma anche e soprattutto per quanto riguarda tutto ciò che li circonda, in special modo lo spazio che assume anche una valenza simbolica. Oltre alla dicotomia tra il collegio e Hanging Rock, la vera contrapposizione è data dalla dimensione che i due luoghi assumono. Se il collegio rappresenta il presente, la realtà e la concretezza, lo spazio naturale è qualcosa di più astratto che non rappresenta necessariamente il futuro o un'epoca diversa, ma piuttosto un'alternativa, un mondo altro rispetto a quello a noi noto quotidianamente. Le ragazze che riescono ad "entrare" in questo mondo diverso sono predisposte a un cambiamento, ad accettare che possa esistere una realtà e una dimensione alternativa rispetto a quella nella quale viviamo. Le altre, invece, sembrano preferire la quotidianità e la routine di sempre. Anche se ci sono figure "a metà strada" come Edith e Irma che provano a fuoriuscire dalla bolla nella quale si trovano, ma senza successo e, comprendendo di non poter emergere dalla propria "comfort zone", tornano sui loro passi e accettano, nonostante tutto, una vita insoddisfatta e priva di grandi novità. Alla fine dei fatti il film di Weir non ci dà spiegazioni, non ci fornisce nessuna soluzione ai quesiti e alle domande che ogni spettatore si è naturalmente posto. Ci sono vari momenti in cui l'attenzione della macchina da presa e, quindi, del regista si sofferma su determinati elementi, determinati tratti o caratteristiche, siano essi oggetti, azioni o parole, ma niente ci dà la percezione di avere in mano la soluzione a quello che stiamo vedendo. Anzi, i dilemmi aumentano con il procedere della narrazione. Meriterebbe un'analisi approfondita soprattutto ogni singolo elemento collegato alle persone che sono riuscite ad accedere a quella che si può definire l'altra dimensione e che sono tornate, in qualche modo, indietro, pur non ricordando nulla. Dai piedi puliti e senza graffi di Irma agli orologi che si fermano tutti nello stesso momento. Tante informazioni, tanti indizi, ma soprattutto tanti spunti di riflessione. A fare da contorno a tutto questo ci sono anche elementi più "esterni", come il tempo. La storia, come detto all'inizio, è ambientata nel 1900, praticamente a cavallo di due secoli, come a rappresentare una sorta di frattura fra il passato e quello che sarà il futuro. Inoltre anche San Valentino non è un momento casuale dell'anno, ma è la versione, in un certo senso, "cristianizzata" di quello che da sempre è l'Eros e, analogamente a ciò, molti dei personaggi, in base alle proprie scelte, possono essere etichettati come determinate divinità. Una su tutti Miranda, la protagonista della vicenda, in quanto rappresentazione di quello che si può considerare a tuti gli effetti uno spirito libero, in grado di andare dove vuole per compiere ciò che più desidera. Insomma dietro a quella che, a primo impatto, può sembrare una semplice storia, si nasconde ben altro. Una chiave di lettura interessante che permette di approfondire determinati aspetti e determinati argomenti, in maniera quasi inedita. Un regista che si è spinto molto in quello che è stato uno dei suoi primi film. Una visione, seppur a tratti complessa e, per certi versi, anche incomprensibile, con tante domande aperte che non trovano e forse non troveranno mai una vera e reale risposta, comunque consigliata. Lo era IERI, lo è OGGI, e lo sarà DOMANI.


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