La recensione del film Piazzolla

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PIAZZOLLA - RECENSIONE

Piazzolla recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Piazzolla recensione] - Cento anni fa, l'11 marzo 1921, nasceva in Argentina a Mar del Plata, uno dei più grandi e geniali musicisti del sec. XX, Astor Pantaleon Piazzolla. Di origini italiane, Astor visse la sua infanzia e l'adolescenza a New York, dove emigrò la famiglia. All'età di otto anni ebbe in regalo da suo padre un bandoneon, strumento tipico del tango argentino che il padre di Astor ascoltava sempre, con tanta nostalgia per la sua terra lontana. Ma ad Astor non piaceva il tango. Si innamorò della musica malinconica, drammatica e triste, grazie anche alla pianista ungherese Bela Wilda, che gli fece conoscere le musiche di Bach, Schumann e Chopin. L'incontro con Carlos Gardel, simbolo mondiale del tango, capovolse l'inclinazione musicale dell'allora giovane Piazzolla appena 14enne. Il ritorno in Argentina gli valse la partecipazione nell'orchestra di Anibal Troilo, una delle più grandi formazioni di tango. Il genio di Astor da quel momento inizia a fremere e non accettare i soliti vecchi cliché. Anche se negli anni '50, in un certo senso, l'Argentina seppellì il tango, con l'affermarsi di musiche e ritmi spinti come il rock and roll, Piazzolla lavora per una grande rivoluzione sonora che arriva puntuale nel 1957 con il leggendario Octoteto, gruppo musicale da lui fondato con otto musicisti indimenticabili. Si trattava di musica innovativa, mantenendo elementi come il bandoneon, pianoforte e violino, inserendo note suggestive del jazz. Il giovanissimo musicista e regista Daniel Rosenfeld racconta la vita del grande musicista argentino nel doc. "Piazzolla, la rivoluzione del tango" campione d'incassi in Germania e Argentina. Il film è un excursus straordinario della vita musicale e privata di Piazzolla attraverso inediti archivi: fotografie, video cassette in super 8, nastri vocali, tutta una storia di vita dall'infanzia newyorkese, alla passione per gli squali, al rapporto intenso con la moglie e i due figli, ai primi grandi successi a fianco di importanti compositori musicali. Piazzolla fu senza dubbio unico nel suo genere. "Libertango" segnò la rivoluzione del genere quando il musicista fece rientro a Buenos Aires. Un nuovo tango, dunque, con elementi musicali jazz, introducendo nel complesso orchestrale strumenti come il flauto, il basso elettrico, la chitarra elettrica, le percussioni, tutto adattato allo strumento distintivo di Astor, il bandoneon. Fu accusato, si, di aver stravolto il tango, e questo gli costò anche denigrazioni pubbliche, come quando i tassisti che lo riconoscevano si rifiutavano di portarlo alla destinazione richiesta. "Piazzola, la rivoluzione del tango" non gode purtroppo di un buon montaggio a tratti scomposto e molto confuso. Nonostante questa pecca, il giovane cineasta porge la fotografia di un grande avanguardista e rivoluzionario del tango argentino, un musicista che con la rottura di patti e regole con un vecchio passato musicale ormai demodé, è stato il padre di un linguaggio musicale nuovo ed unico nel genere, come lo stesso figlio Daniel Piazzolla racconta orgogliosamente lungo lo scorrere di tutta la pellicola. (La recensione del film "Piazzolla" è di Rosalinda Gaudiano)
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