di R. Gaudiano
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Piazza Vittorio recensione] - Piazza Vittorio, la piazza più grande d'Europa, sostiene una signora seduta alla panchina, intervistata dalla troupe di Abel Ferrara. Con un budget veramente irrisorio, percorrendo il parco e la zona mitica romana dove troneggia piazza Vittorio, Abel Ferrara punta la sua mdp sui volti di immigrati che popolano la piazza. Congo, Burkina Faso, Nigeria, Bosnia, Guinea, Perù, Moldavia, Bangladesh. Li blocca per una fugace intervista, c'è qualcuno che chiede soldi per pochi minuti di conversazione. In realtà Ferrara filma un'umanità che scorre, in transito, un'umanità multietnica, che spesso viene rifiutata dagli autoctoni. Tra frammenti di repertorio dell'istituto Luce e realtà contemporanea, "Piazza Vittorio" affronta la nuova dimensione sociale che avanza senza sosta attraverso un'immigrazione dal volto multietnico, emarginata, sofferente e, nonostante tutto, carica di speranza. Ferrara nelle interviste scavalca l'immigrato homeless di quel rione romano e punta la sua mdp anche su immigrati che hanno conquistato una certa stabilità lavorativa. Dalla ristoratrice cinese, al macellaio egiziano, ormai residenti in Italia da molti anni e stabilizzati socialmente, al lavoratore sudamericano che lavora a giornata in un chiosco di ristorazione. Il lavoro di Ferrara, già noto per "Napoli Napoli Napoli", assume una considerevole rilevanza antropologica in quanto prospetta un'inevitabile contaminazione culturale che si articola attraverso bisogni del quotidiano che questi immigrati hanno come proprio bagaglio culturale. Uno di questi è sicuramente il cibo. Il cibo rappresenta l'elemento identitario per eccellenza, è appartenenza alla propria terra ed è ciò che racconta il macellaio egiziano che vuole assaporare, anche a Roma, quei cibi che, passando per le papille gustative, riescano a condurlo anche per qualche secondo nella propria terra d'origine. Abel Ferrara in "Piazza Vittorio" non ci porge solo la multiculturalità di strada ma intervista due personalità del cinema, Matteo Garrone, regista, e l'attore Willem Dafoe, amanti del quartiere. Matteo Garrone abita nella zona dalla fine degli anni '90 e lì è nato il suo famoso "Estate romana". Dafoe naturalizzato italiano e romano di adozione ha sposato la regista Giada Colagrande. Una carrellata di gente che attraverso lo schermo comunica una forza assurda, inimmaginabile, la forza nella vita, la sola tenace speranza che forse aiuta questa sfortunata, rifiutata, umanità.
(La recensione del film "
Piazza Vittorio" è di
Rosalinda Gaudiano)
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