La recensione del film Philomena

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PHILOMENA - RECENSIONE

Philomena recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Philomena recensione] - Martin Sixsmith (Steve Coogan), noto giornalista inglese, in cerca di una nuova occupazione, accetta di incontrare Philomena Lee (il premio Oscar Judi Dench), infermiera irlandese in pensione, che custodisce un pesante segreto da cinquant'anni. Martin Sixsmith resta coinvolto emotivamente dalla storia della donna e decide di indagare fino in fondo il segreto per cui Philomena non si è mai data pace. Nell'Irlanda cattolica e bigotta degli inizi anni '50, l'adolescente Philomena Lee (Sophie Kennedy Clark) vive un momento gioioso di sesso con un suo coetaneo e resta incinta. La famiglia la disconosce e la caccia di casa, confinandola nel convento di Roscrea dove resterà per ben quattro anni. In quel luogo la giovane donna partorirà un bambino, Anthony, e lì, all'età di tre anni Anthony verrà cinicamente sottratto alla madre e dato in adozione ad una benestante famiglia americana. L'amore materno, il ricordo sempre vivo del sorriso del suo Anthony non hanno mai permesso a Philomena in ben 50 anni di non pensare a suo figlio e grazie al fervore disincantato del giornalista Martin, i due, pur avendo una visione del mondo completamente diversa, iniziano insieme un viaggio alla ricerca del passato. "Philomena" è storia vera. Storia tratta dal libro omonimo di Martin Sixsmith, che grazie al pluripremiato regista di "The Queen", Stephen Frears e allo sceneggiatore Steve Coogan (che nel film interpreta Martin Sixsmith), diventa un film delicato ed incisivo nella sapiente descrizione di uno spaccato di vita dagli interessanti e toccanti risvolti psicologici. Con Stephen Frears il cinema britannico ritorna all'attenzione internazionale. Uno stile dimesso ma asciutto, semplicemente di eloquio, capace di portare sul grande schermo un dramma individuale e sociale, imbrigliato nel più bieco bigottismo ipocrita e in un cattolicesimo relegato nel suo squallore inquisitorio, vestito di abiti monacali, altari con crocifissi, confessionali e penitenze senza limiti corporali e psicologici. Eppure, una storia così drammatica, respira freschezza per i dialoghi vivaci, a tratti da commedia esilarante. Un viaggio nel passato remoto e nel presente di una madre che percepisce in continuazione lo struggimento emozionale dell'abbraccio stretto del suo piccolo figlioletto, della tenerezza dei suoi baci, dei sorrisi, e di tutti quei vividi ricordi che la caricano di alito vitale ed amore infinito. Un viaggio che porta i due straordinari protagonisti sia in Irlanda che negli Stati Uniti, tra Vecchio e Nuovo Mondo, in un legame particolare tra questi due paesi. Philomena è decisa, combattiva, non molla, più volte si scontra con il suo accompagnatore Martin. Ma tra loro due è l'elaborazione della sofferenza che assume connotati opposti: l'uno chiede vendetta, l'altra ripone il suo dolore in una dignitosa attesa di conoscenza, sempre nella fede e nella preghiera. Stephen Frears riesce a raccontare, attraverso l'occhio vetusto e sapiente del buon cineasta, con acuta ironia una storia drammatica e dolorosa, senza cadere in mortificanti stereotipi, in perfetta sintonia con gli straordinari interpreti di questo film lucido e vivace. Con una nota di merito alla fotografia di Robbie Ryan, il film, che ha ottenuto il premio "Miglior sceneggiatura" alla 70a Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia, è da non perdere. (La recensione del film "Philomena" è di Rosalinda Gaudiano)
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