di R. Gaudiano
[
Petit Paysan recensione] - Pierre Chavanges (Swann Arlaud) è un giovane allevatore di vacche e produttore di latte. La sua fattoria è immersa nella bellissima campagna francese ed ogni mattina il giovane Pierre si alza al sorgere del sole per accudire le sue numerose e belle vacche ed iniziare la produzione del latte per la vendita. Una mattina Pierre si accorge che una vacca sta molto male. Stremata, la bestia, non fa alcuno sforzo per alzarsi. Pierre cerca aiuto in Pascale (Sara Giraudeau), sua sorella veterinaria, perché possa verificare di cosa possa trattarsi. Ma Pierre è comunque terrorizzato, sa che gli allevatori francesi sono in fibrillazione per una terribile febbre vaccina che sta decimando il bestiame. Primo lungometraggio di Hubert Charuel, "Petit paysan" è un affresco drammatico e nello stesso tempo schietto di come la vita di un allevatore possa essere sconvolta, come succede al giovane Pierre che, preso totalmente dal suo lavoro, si prodiga giorno dopo giorno con passione, sacrificio e tanto amore per le sue vacche. Pierre le accarezza, le coccola, parla con le bestie come se potessero capire i problemi che deve affrontare. Non si fa prendere dal panico quando una delle vacche è in procinto di partorire un vitellino. Scena bellissima e coinvolgente in cui Charuel punta la sua mdp sul vitellino che sta per essere espulso dal ventre materno vestendo il momento di un pathos elettrizzante, fino a quando Pierre grazie alla sua abilità riesce a portare a termine il parto. La vita dell'allevatore nella sua durezza elargisce quindi anche tante soddisfazioni. Pierre si dedica a questa vita anima e corpo, non ha più tempo per i vecchi amici e persino ha difficoltà a coltivare una relazione con una giovane fornaia. La sua esistenza sono le sue vacche. E, messo di fronte alla possibilità di perderle tutte per l'epidemia, Pierre sfugge, imbroglia, nasconde la malattia e la morte, depredatrici del suo bestiame. "Petit paysan" è un film sincero, attento nel mettere in evidenza la costruzione di una quotidianità di vita, nutrita di quelle scelte soggettive che alimentano soddisfazioni edificanti, come quella del giovane Pierre per il suo affascinante e duro lavoro di fattore. Lo stile realista di Charuel punta sull'inquadratura fedele alla realtà, che da sola racconta lo spazio intriso di odore di fieno e del latte caldo che sgorga dalle mammelle delle vacche. Ma racconta anche la disperazione inconsolabile di questo giovane allevatore che, con estrema convinzione, rischia grosso nel non denunciare le vacche malate. Lo sguardo di Charuel allora sa mantenersi debitamente a distanza dal conflitto interiore che assale Pierre, dalla sua rabbia, focalizzando semplicemente una dannata impotenza e l'inconsolabile resa.
(La recensione del film "
Petit Paysan" è di
Rosalinda Gaudiano)
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