La recensione del film Pet Sematary

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PET SEMATARY - RECENSIONE

Pet Sematary recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Pet Sematary recensione] - Non esiste onta forse più umiliante per un film che vorrebbe definirsi horror di quella di avere un' audience che, in una delle scene clou, in uno dei momenti teoricamente di massima tensione, invece di mettersi le mani davanti agli occhi per evitare di guardare o di stringersi tra sé a causa del potente brivido che la attraversa, scoppia inaspettatamente a ridere. Di momenti di ilarità involontaria come questo in Pet Sematary, nuovo remake tratto dall'omonimo, celeberrimo racconto di Stephen King, firmato dal semiesordiente duo Kolsch-Widmyer, se ne contano più di uno. Merito o colpa soprattutto del personaggio chiave della pellicola, l'elemento centrale sulle cui spalle grava l'intera responsabilità di tradurre in termini concreti, ossia in reali spaventi, tutto il potenziale orrorifico in essa contenuto, ovvero l'ineffabile gatto zombie. Nella locandina sembra un lupo, in realtà è un innocuo gattino. Ora, come si riconosce un gatto zombie da un gatto normale? Semplice, il gatto zombie ha il pelo arruffato e non appena qualcuno gli si avvicina, soffia minaccioso. L'armamentario horror messo in campo da Pet Sematary è tutto lì, in un povero gatto spelacchiato che spunta ovunque e soffia. Il gatto zombie poi ha un'altra peculiarità che sintetizza tutta la perfidia che lo innerva, dalla quale bisogna stare accorti: se qualcuno prova a spazzolarlo, tirandogli il pelo arruffato e quindi facendogli il male, il povero gatto zombie si incazza e graffia. Perché zombie sì ma stupido no. Stupidità che è invece ben incarnata dal pater familias Jason Clarke, buon uomo con la faccia da Frankenstein che non contento dell'esperimento non proprio riuscito col gatto zombie - che non sarà così spaventoso ma un po' stronzo lo è - si chiede perché oltre ad un gatto zombie non avere anche una figlioletta zombie? Abbiamo fatto 30, facciamo 31 avrà pensato. Pertanto, detto fatto e la figlioletta zombie è impastata infornata e servita, anch'essa sufficientemente stronza da creare col gatto zombie una perfetta coppia d' azione. Ciliegina sulla torta di Pet Sematary, un inutile John Lithgow che ubriaco se ne sta seduto in giardino davanti al fuoco a blaterare frasi sconnesse con espressione ebete. E senza essere neppure uno zombie. (La recensione del film "Pet Sematary" è di Mirko Nottoli)
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