La recensione del film Perfetti sconosciuti

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PERFETTI SCONOSCIUTI - RECENSIONE

Perfetti sconosciuti recensione
Recensione

di L. Pistorio
[Perfetti sconosciuti recensione] - "Tutti gli esseri umani hanno tre vite: una pubblica, una privata e una segreta" diceva Gabriel Garcia Marquez. Ed è proprio cosi, chi di noi non custodisce stretto almeno un segreto alzi la mano! Partendo, quindi, dal presupposto che ogni essere umano nasconda qualcosa... cosa succederebbe se, durante una cena tra amici di lunga data (di quelli che dopo anni dovrebbero conoscersi a vicenda meglio delle loro tasche), tutti i segreti più celati venissero a galla? Eva (Kasia Smutniak) è una padrona di casa in crisi, non più sicura dei sentimenti verso il marito Rocco (Marco Giallini) e preoccupata per il rapporto con la figlia adolescente Sofia (Benedetta Porcaroli). Alla cena sono presenti Lele (Valerio Mastandrea) e Carlotta (Anna Foglietta), coppia rodata che si trova ad affrontare un momento di stallo; Cosimo (Edoardo Leo) e Bianca (Alba Rohrwacher), novelli sposi innamoratissimi (forse solo in apparenza, forse no); e, a concludere "l'allegra combriccola", c'è Peppe (Giuseppe Battiston), insegnante di educazione fisica divorziato che invece di portare con se a cena la nuova fidanzata, si presenta stranamente da solo… Dopo il divertente "Tutta colpa di Freud" e il meno riuscito "Sei mai stata sulla luna?", Paolo Genovese torna alla regia con un'ottima commedia all'italiana. Il film si svolge tutto in un tempo ben definito (la cena) e in un luogo ben preciso (un interno, la casa nel quartiere Parioli di Eva e Rocco) e per questo motivo potrebbe benissimo ricordare le diatribe di "Carnage", del francese "Cena tra amici" (e dell'equivalente "Il nome del figlio") e anche del film del 2014 di De Matteo, "I nostri ragazzi". Ma ciò non influisce sul giudizio del film, forte di una sceneggiatura ben scritta dallo stesso regista e dal suo team di collaboratori (Bologna, Costella, Mammini e Ravello). Ricca di battute divertenti e sagaci, rese ancora più efficaci dal gioco di campi e controcampi sui protagonisti (tutti senza ombra di dubbio bravissimi). Interprete di una società dipendente in maniera ossessiva dalla tecnologia e dai telefoni, il film sviluppa una tematica attuale e per questo coinvolgente. "Nella prima stesura della sceneggiatura", racconta Genovese, "pensavamo che l'idea dei cellulari sul tavolo dovesse essere solo una scena, ma poi più andavamo avanti più capivamo che funzionava. Il fatto è che siamo tutti frangibili, il cellulare diventa la nostra vita segreta. Dentro non ci sono solo amanti e tradimenti, ma tutto ciò che non vogliamo far sapere". Un ritratto della società di oggi, a cui è impossibile restare indifferenti. (La recensione del film "Perfetti sconosciuti" è di Liliana Pistorio)
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