La recensione del film Per altri occhi

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

PER ALTRI OCCHI - RECENSIONE

Per altri occhi recensione
Recensione

di Sarah Farmad
[Per altri occhi recensione] - Talvolta un handicap come la cecità può paradossalmente trasformarsi in un valore aggiunto, o quanto meno una spinta per mettersi realmente in gioco, è questo che ci dimostrano orgogliosamente i protagonisti del docu-film di Soldini. Prendendo le distanze da inutili pietismi e facili patetismi, la regia si fa discreta lasciando il giusto spazio all'esperienza diretta di queste persone accomunate dalla capacità di godere pienamente della vita e di farlo in modo straordinario rispetto anche a chi parte da condizioni fisiche più vantaggiose. La leggerezza di Enrico, fisioterapista cieco del regista che ama andare in barca a vela, ha ispirato l'idea base del soggetto ed è così che sono venute a galla le storie reali di altri non vedenti che preferiscono fare, superando coraggiosamente i propri limiti, anziché piangersi addosso. C'è Luca, musicista compositore (i cui brani fanno anche da soundtrack del film) che porta sempre con sé una fotocamera per immortalare i panorami che non può vedere con gli occhi, ma sentire con le emozioni. Felice, scultore che riesce a dotare di un'anima la pietra che lavora e che probabilmente, come afferma egli stesso, se non avesse perso la vista avrebbe fatto il camionista, come il padre e il fratello. Gemma, che studia il violoncello e ci mostra come sia comodo leggere il Braille con le mani al caldo sotto le coperte in inverno. E ancora: Loredana con la passione per il tiro con l'arco; Giovanni che inizia a sciare a 50 anni; Claudio e Michela, coppia frizzante e allegra che ironizza sui disagi delle piccole quotidiane avventure domestiche; Aldo e Daniela, direttori del museo Omero, che apprezzano l'arte con una sensibilità comune a pochi.. Sono tutte situazioni e attività difficilmente associabili a dei non vedenti, eppure l'insieme di questi racconti dimostra come un handicap non sia affatto un elemento totalizzante nell'identità di una persona, bensì come il paradossale sia stupirsi che dei ciechi possano vivere pienamente ed essere felici, se non più felici di persone vedenti. Ed è così che si spiega dunque il disagio provocato dalla compassione dei passeggeri su un autobus, il divertimento di fronte all'imbarazzo di una madre per le innocenti domande di un bambino o la voglia di far sentire socialmente utile il prossimo accettando un'offerta d'aiuto nonostante non se ne abbia affatto bisogno. Ovviamente è innegabile la grossa portata di un ostacolo quale la cecità, sicuramente inimmaginabile per un vedente, bastano quei pochi frammenti di buio nel frastuono di una stazione inseriti nel montaggio a darcene un piccolo assaggio (senza pretese di comprensione reale di ciò che si possa provare). Ma l'originalità della pellicola sta nell'andare oltre, come fanno i suoi protagonisti, nel mostrare come la positività possa portare ad abbattere le avversità più insidiose provocando lo stupore degli altri, e soprattutto di se stessi. Si tratta di esperienze di cui far tesoro, che confluiscono in un unico inno alla vita, al carpe diem oraziano, al godere di ogni singolo giorno come un dono, senza bloccarsi di fronte a barriere più o meno concrete. Soldini rappresenta il punto di vista di chi la vita la vede con altri occhi e al contempo ci invita ad aprire i nostri e vedere ciò che fin troppo spesso ci sfugge. (La recensione del film "Per altri occhi" è di Sarah Farmad)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "Per altri occhi":




Torna ai contenuti | Torna al menu