La recensione del film Pasolini

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PASOLINI - RECENSIONE

Pasolini recensione
Recensione

di Martina Farci
[Pasolini recensione] - Per prima cosa è necessario fare una premessa: questa recensione si riferisce alla visione del Pasolini di Abel Ferrara visto alla 71.a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Un film, quindi, visto in lingua originale e, forse per la prima volta, ne è risultata la sua più grande limitazione. Ferrara, infatti, fin dal principio non sembra aver le idee chiare su quello che realmente vuol far arrivare allo spettatore, mescolando realtà, finzione e linguaggi diversi, senza però un vero filo conduttore che ne faccia da padrone. Ma andiamo con ordine. Il film si concentra esclusivamente sull'ultimo giorno di vita di Pier Paolo Pasolini, tornato a Roma dopo aver presentato a Stoccolma Salò o le 120 giornate di Sodoma, dove trascorre una giornata all'insegna di amici, parenti e colleghi, condividendo con loro i suoi imminenti progetti, tra i quali spicca l'incompiuto romanzo Petrolio e il suo prossimo film. Ferrara, quindi, mette subito le cose in chiaro: non è un omaggio alla vita artistica di Pasolini, ma un ritratto dell'uomo che si celava dietro. I suoi pensieri, le sue idee, la sua quotidianità prendono vita quasi da un monologo interiore dove però non si riesce a cogliere nessuna riflessione vera e proprio sul valore del poeta. Il tutto è alternato dalla finzione di vedere su immagine il futuro progetto cinematografico di Pasolini, che vede coinvolti Riccardo Scamarcio e Ninetto Davoli, in un susseguirsi di sequenze che alternano inesorabilmente realtà e finzione. Ma a quale delle due vuol dar risalto Ferrara risulta un mistero. Il tutto è reso ancora più complicato dal linguaggio utilizzato – ed è qui che ritorna il "problema" della versione originale – che alterna, senza nessuna logica, dialoghi in inglese, italiano e dialetto romano. Questo contribuisce, ulteriormente, a perdersi nei meandri della vita di Pasolini senza un qualcosa di definito capace di cogliere il senso più nascosto di tutto ciò. Ferrara vuole mostrare la vita del maestro Pasolini nella sua quotidianità, nella sua morte così banale per un'artista di tanta grandezza, ma fallisce proprio lì dove doveva far centro: non rivela niente di nuovo che già non si sapesse, anzi semmai ne fornisce un quadro che neanche lui ha compreso fino in fondo. E non basta un Willem Dafoe perfetto nella parte per restituire un po' di dignità al Pier Paolo Pasolini uomo e artista poi. (La recensione del film "Pasolini" è di Martina Farci)
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