La recensione del film Parigi può attendere

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PARIGI PUO' ATTENDERE - RECENSIONE

Parigi può attendere recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Parigi può attendere recensione] - Parigi può attendere, del Coppola che non ti aspetti, non Francis Ford, non Sofia e nemmeno Roman, bensì Eleanor, la moglie del patriarca che, a 81 anni suonati, decide di esordire alla regia nel suo primo lungometraggio di finzione, essendo lei per lo più conosciuta per i dietro le quinte, il making of, di alcune pellicole del marito. Difficile in una famiglia del genere, anche solo avendo assistito ad alcune riprese di Apocalypse now, anche solo avendo annusato un po' di atmosfera del Padrino, difficile non sapere come si gira un film e infatti Eleanor lo sa e in questo Parigi può attendere ce lo fa vedere. Presentato in anteprima italiana alla 13ma edizione del Biografilm Festival di Bologna, alla presenza della regista (si narra che anche Francis Ford fosse in giro per Bologna ma in sala non si è fatto vedere) la quale ha spiegato come alla base di questo racconto all'apparenza bislacco vi sia uno spunto vagamente autobiografico, ovvero un vero viaggio in auto che le è capitato di fare alcuni anni or sono in compagnia di un socio del marito, da Cannes fino a Parigi, un viaggio di sole poche ore che invece è durato 2 giorni, trasformandosi in un vero e proprio tour enogastronomico pieno di soste, di visite, di pranzi, di cene, di piacevoli imprevisti. Un film semplice e lineare, un feel good movie che riconcilia con il cinema e con la vita, un inno alla lentezza, alla bellezza, al lasciarsi andare al piacere dei sensi, una specie di "Mangia, prega, ama" (dove Julia Roberts mangia un piatto di spaghetti al sugo e sembra la beata Ludovica Albertoni) ma privo di alcun cenno di retorica, di prosopopea, di intellettualismo cialtrone. Certo, indugia forse troppo, ma pur sempre in maniera divertita, sugli stereotipi, insiste forse troppo sulla contrapposizione tra Francia e Usa, una passionale, romantica e raffinata, l'altra fredda, calcolatrice e un po' buzzurra, contrapposizione in epoca di globalizzazione fuori tempo massimo, eccede forse nella rappresentazione macchiettistica di lui, prototipo del "francese" tutto sensualità e savoir faire. Ma se è vero che il suo atteggiamento all'inizio può dare i nervi, poi lentamente finisce per conquistarti (è quanto succede a lei che da irritata viene via via rapita. A proposito: lei è Diane Lane, lui è Arnaud Wiard, l'altro, ovvero il marito – assente di lei ovvero il Francis Ford Coppola nella realtà – è Alec Baldwin) e nel corso del film viene davvero da domandarsi perchè caspita quando viaggiamo in auto, prendiamo sempre l'autostrada e, con la fotta di arrivare, la percorriamo a 150 Km/h inveendo se troviamo coda (ossia sempre), invece di imboccare una statale e lasciarci guidare dalle strade secondarie, attraversando borghi e pievi medievali alla scoperta di prodotti dop, vini doc, abbazie diroccate, angoli di natura inviolati, piccoli musei, siti archeologici, luoghi dimenticati, finalmente anche noi persuasi che in un viaggio ciò che conta non è la meta bensì il viaggio. (La recensione del film "Parigi può attendere" è di Mirko Nottoli)
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