La recensione del film Padri e figlie

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PADRI E FIGLIE - RECENSIONE

Padri e figlie recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Padri e figlie recensione] - Nella vita succedono eventi così drammatici e disarmanti che a volte è molto difficile metabolizzarli e continuare a sperare con ottimismo in un domani migliore. E' più o meno ciò che è successo a Jake Davis (Russell Crowe), romanziere di successo, vincitore del premio Pulitzer, vittima di un gravissimo incidente stradale in cui ha perso la vita sua moglie. Nello stesso incidente Jake ha subito un grave trauma celebrale che gli ha lasciato seri problemi neurologici. In questo dramma a Jake rimane la sua adorabile bambina di cinque anni, Katie (Kylie Rogers), per amore della quale accetta di farsi curare seriamente. Ma si sa che i fantasmi di un passato turbolento e doloroso sono sempre in agguato e si presentano puntuali con frustranti scampanellii emozionali. Katie (Amanda Seyfried) cresce tra l'amore profondo e devoto del suo papà e l'educazione dura e priva d'amore della zia Elisabeth (Diane Kruger), sorella di sua madre. Katie Davis, la piccola adorata patatina di papà Jake, ha seri problemi affettivi che non riesce a gestire fino a quando non incontrerà il giovane Cameron (Aaron Paul). Gabriele Muccino con "Padri e figlie" si riafferma come regista interessante per coerenza di forme e contenuti. Lavorando sulla sceneggiatura originale di Brad Desch, Muccino fa scorrere la storia nella liquidità newyorkese, su due momenti temporali distanti negli anni. E racconta le persone, le emozioni, le lotte nella gestione dei rapporti interpersonali che si presentano, alle persone coinvolte, sempre come prove durissime e quasi insormontabili per non precipitare definitivamente nell'inferno dantesco. La paura è la protagonista di "Padri e figlie". Questo sentimento annichilente attanaglia Jake che teme gli possano portare via la figlia. E dopo s'impadronisce di Katie adulta, bloccandole i suoi sentimenti d'amore, perché lei stessa crede che il tradimento dell'abbandono sia sempre in agguato e che possa sempre esserne la vittima designata. Muccino è molto cauto nel far lievitare e mettere a nudo i sentimenti dei protagonisti. Lo fa con discrezione e sapiente comunicazione emotiva. In "Padri e figlie" si coglie una maturità registica che cerca nel cinema la propria ragione d'essere e la utilizza per indagare la realtà della vita nella ricerca di valori e di sentimenti. Con la battuta sul "dio denaro" che gestisce le sorti del popolo statunitense (e non solo!) il regista sottolinea che l'edificazione dei valori ha un padrone indiscusso, mentre la voce di Jovanotti in musica racconta una ricchezza che viene e che va. Con un cast di tutto rispetto, da Russell Crowe a Jane Fonda, metà della riuscita del film era assicurata, l'altra metà è merito a tutto tondo dell'ottimo cast tecnico. (La recensione del film "Padri e figlie" è di Rosalinda Gaudiano)
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