La recensione di Pacific Rim

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PACIFIC RIM - RECENSIONE

Pacific Rim recensione
Recensione

Pacific Rim - Recensione
(**) Cinque anni sono passati dall'ottimo e sottovalutatissimo "Hellboy 2", lasso di tempo in cui Guillermo del Toro ha collezionato pellicole altrui da patrocinare in qualità di produttore e progetti abbozzati e abbandonati in corso d'opera, su tutti quello "Lo Hobbit" affidato alle mani tolkenianamente sapienti di Peter Jackson. Ora l'autore messicano torna a dirigere in prima persona un film, firmando con "Pacific Rim" il suo primo vero blockbuster, un kolossal fantascientifico-catastrofico votato al gigantismo, scevro da qualsiasi concessione all'autorialità ma al contempo in grado di evitare le deleterie derive ipertrofiche dell'ultimo "Iron Man" o del recente "L'uomo d'acciaio". L'apocalisse è vicina e il mondo lotta per la sua sopravvivenza, minacciata dai mostruosi Kaiju, creature aliene nascoste negli abissi dell'Oceano Pacifico. La resistenza umana è affidata ad un'arma speciale, ovvero un esercito di Jaeger, enormi robot controllati simultaneamente da due piloti le cui menti vengono legate da un ponte neuronale. La ferocia dei Kaiju appare comunque inarrestabile e l'ultima speranza per l'umanità è rappresentata da un ex pilota di Jaeger, Raleigh Becket (Charlie Hunnam), e un soldatessa alle prime armi, Mako Mori (Rinko Kikuchi), coadiuvati dal generale Stacker Pentecost (Idris Elba). Tasso di spettacolarità elevato, grandi scene d'azione, buon senso del ritmo e respiro narrativo che regge piuttosto bene le quasi due ore di durata: del Toro mostra, ancora una volta, grande padronanza del mezzo cinematografico, sempre attento a non compiacersi troppo e regalando un intrattenimento fracassone ma mai molesto, ammaliante senza essere stordente. Il limite maggiore di "Pacific Rim" sta però in una sceneggiatura fin troppo semplicistica, zeppa di clichè, di soluzioni prevedibili, di originalità ambivalente e, soprattutto, personaggi monodimensionali (alcuni al limite della macchietta, come i due scienziati interpretati da Charlie Day e Burn Gorman), la cui componente umana (con tutto il campionario di complessità, contraddizioni e retaggi di un doloroso passato) è tratteggiata sbrigativamente, sacrificata in nome dell'azione e delle meraviglie visive, tra cui spicca un 3D sorprendentemente funzionale e meno molesto dei consueti standard. "Pacific Rim" è quindi un discreto entertainment movie, refrattario però a prendersi alcun tipo di rischio, limitando al minimo sindacale perfino le strizzatine d'occhio cinefile e l'umorismo sofisticato del regista (che comunque fa capolino di tanto in tanto), pensato e realizzato come prodotto di largo consumo, godibile ma estemporaneo. Cinema alimentare cui del Toro si è piegato probabilmente per finanziare i suoi futuri progetti più personali: ad ogni modo, dall'autore de "Il labirinto del fauno" era lecito aspettarsi qualcosa in più. Consigliata la visione, laddove possibile, in formato IMAX. (di Marco Valerio)

(***) Guillermo Del Toro stupisce ed affascina. Per "Il labirinto del fauno", film che ha ottenuto oltre 40 premi internazionali, Del Toro è stato nominato agli Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Anche per "Cronos", horror soprannaturale, si è aggiudicato oltre 20 premi internazionali. "Pacific Rim", ultima sua opera, realizzata dopo un po' di tempo d'assenza dagli schermi, è un'ulteriore prova delle sue capacità poliedriche. Il film è un colossal tutto robotizzato, adrenalinico, capace di condurre lo spettatore in una piacevole regressione giovanile, esaltando la sua parte infantile, quella dimenticata del bambino indifferente a tutto, immerso in un mondo irreale, quello degli eroi robot. Del Toro dirige e collabora alla regia con Travis Beacham, di un film immerso in un mondo immaginario, un intreccio tra irrealtà e una forte illusione di possibile realtà. Se vogliamo, si può ben parlare di una narrazione lineare che riesce a coinvolgere lo spettatore nella storia raccontata, con trucchi e strabilianti effetti speciali che contrastano questa illusione. L'effetto cinema è assicurato e ci conquista in una dimensione unica. Il film inizia con la scena di una profonda spaccatura nel fondo dell'Oceano. Si scatena quasi un'apocalisse, un flagello che minaccia tutta l'umanità. Creature aliene, feroci e brutali emergono con impeto da questo portale. Sono i Kaijiu, mostri terrificanti che incarnano il male ed il desiderio di potere. La sfida si apre tra queste creature e gli Jaegers, enormi robot alti quanto enormi grattacieli che combattono in difesa dell'umanità. Per scongiurare una terribile sconfitta, ci si affida a due uomini tutt'altro che eroi: un ex pilota di Jaeger (Charlie Hunnam) ed un militare alle prime armi (Rinko Kikuchi). I due uomini rappresentano l'unica possibile speranza di salvezza di un'umanità destinata all'estinzione. La sfida tra questi micidiali mostri, che rappresentano le star di "Pacific Rim", creature abominevoli concettualizzate con una meticolosità maniacale, assume tutto il fascino di un conflitto colossale, dagli effetti speciali rocamboleschi, coloratissimi e roboanti. Un mondo in guerra, immaginifico, orrifico. Eppure la destrezza registica di Del Toro riesce a coinvolgere lo spettatore, ad emozionarlo per quegli universi incredibili e creare la giusta suspense di sensazioni forti. Senza dubbio "Pacif Rim" ci porta indietro nel tempo, ai personaggi che hanno ispirato i più acclamati cartoni della produzione giapponese nel decennio '70-'80. Piacevoli ricordi che fanno riaffiorare sopiti entusiasmi per robot costruiti con esagerazioni che però conquistavano in modo forte. Ma a parte questo, quest'ultimo di Del Toro è un ottimo film, uno dei migliori del regista messicano, che qui ha saputo calibrare momenti di sfrenati combattimenti, quasi sfiorando il genere horror, senza privare il prodotto di un fascino intrinseco ad una storia che, tutto sommato, non è priva di sentimento. La catastrofe è scongiurata? Andate a vedere il film, lo merita! (di Rosalinda Gaudiano)
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