La recensione del film Ore diciotto in punto

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ORE DICIOTTO IN PUNTO - RECENSIONE

Ore diciotto in punto recensione
Recensione

di Rosalinda Gaudiano
[Ore diciotto in punto recensione] - Siete sicuri che il destino dell'umanità sia già determinato in modo inderogabile? Non esiste certezza nella previsione di azioni umane perché basta un evento occasionale a cambiare il corso delle cose, anche di un programmato suicidio. Paride (Paride Benassai) lavora da più di tremila anni in un surreale ufficio dove vi sono i fascicoli in cui sono segnate le vite di tutti gli esseri umani presenti sulla terra. Dal momento della nascita, al momento della morte. Paride indossa un copricapo rosso e, come lui, lo stesso copricapo è sulla testa di tutti gli impiegati di questo strano ufficio che funziona in sincronia con le lancette dell'orologio che come una scure scandiscono l'ora, i minuti, i secondi delle persone suicide. Nicola (Salvo Piparo) è un barbone, giovane, ma ormai senza più alcuna illusione. Completamente demotivato decide di farla finita in un parco stringendosi un cappio al collo. Paride è lì, in quel parco, con l'orologio in mano ed aspetta le ore diciotto in punto, ora in cui il cappio stringerà la gola di Nicola che passerà a miglior vita. Ma il suono di un cellulare capovolge le certezze, il tutto determinato e la stessa vita di Nicola, che riscoprirà quello slancio vitale che allontanerà per sempre il pedinamento assiduo dell'ombra della morte abbigliata di rosso. "Ore diciotto in punto" diretto da Giuseppe Gigliorosso, unico film italiano interamente autoprodotto da cast, tecnici e spettatori senza finanziamenti pubblici, si distingue per l'idea originale della sceneggiatura che si realizza con successo nello sviluppo della scrittura filmica che si avvale di un messaggio accattivante, di finzione sì, ma come se non lo fosse. La contrapposizione tra un'umanità determinata dal proprio destino (che Gigliorosso furbescamente rappresenta come un ufficio con burocrati esecutori) e umani in azione che capovolgono la determinazione del destino con un atto di volontà occasionale, determina una caratterizzazione narrativa lodevole. Il Nicola barbone che fortuitamente ritrova se stesso e la voglia di continuare a vivere in modo anche dignitoso è una beffa non del destino, ma al destino. Tutta la storia non ha niente di surreale. L'ambientazione è realissima, così pure i personaggi, i luoghi, i costumi. E reale è l'idea di fondo che apre alla speranza affinché la vita ci appartenga in tutta la sua forza e vitalità. "Ore diciotto in punto" selezionato allo scorso Taormina Film Festival e premiato in vari festival italiani ha il merito dell' ottimo occhio registico che padroneggia con competenza i movimenti della mdp che, anche se ci sono, non sono avvertiti dallo spettatore. L'ottimo lavoro del direttore della fotografia conferma la sinergia positiva con la regia. Alla fine il film, osando su alcuni significati che caratterizzano un'epoca, una società, tratta una problematica drammatica riuscendo, nello stesso tempo, a configurarsi molto bene anche nel genere commedia. (La recensione del film "Ore diciotto in punto" è di Rosalinda Gaudiano)
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