La recensione di Open Grave

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OPEN GRAVE - RECENSIONE

Open Grave recensione
Recensione

di Marco Valerio
[Open Grave recensione] - Opera terza del regista spagnolo Gonzalo Lòpez-Gallengo, "Open Grave" è un thriller a incastri, un gioco di ricostruzione narrativa a ritroso in cui ci si ritrova dinnanzi alle conseguenze di azioni rimosse dalla memoria e si brancola tra nebulosi flashback e reminiscenze confuse. Il misterioso Noah (Sharlto Copley), insanguinato e mal ridotto, riprende conoscenza in un fosso pieno di cadaveri. Quando riesce a uscirne, trova una baita e cinque sconosciuti al suo interno che, come Jonah, non hanno idea di dove o chi siano e cosa sia accaduto al desolato ambiente circostante. Ben presto i sei capiscono di non essere soli e iniziano a farsi prendere dal panico, accusandosi a vicenda, sospettando l'un l'altro e tentando di fare chiarezza sui fatti che li hanno portati a quella convivenza forzata. Man mano che il tempo passa ognuno dei sei sopravvissuti ricorda frammenti della sua vita passata e lentamente prende coscienza della terribile verità che si nasconde dietro alla loro situazione attuale. "Open Grave" è un puzzle enigmatico che punta alla costante sorpresa, ma proprio per questo è appesantito da una sceneggiatura che colleziona ingenuità e battute a vuoto nella frenetica ricerca di un sensazionalismo mentale a tutti i costi. Le indubbie potenzialità dello script sono, infatti, paradossalmente annacquate dall'elemento mistery, prevaricante in maniera eccessiva sulle componenti più psicologiche, sociologiche e thrilleristiche. L'accumulo di domande e risposte (con reiterato, e a tratti stancante, uso di analessi, anche da più punti di vista) è direttamente proporzionale al calo di tensione e allo scemare dell'interesse per la ricostruzione narrativa a ritroso. E quando le nubi sul passato dei personaggi si diradano resta l'amaro in bocca: per la prevedibilità, neanche troppo velata, dell'intreccio, una volta ristabilita la sua linearità; per i sottotesti tematici sprecati malamente; per una regia incapace di riprodurre, se non in minima parte, il mood ansiogeno e claustrofobico che lo status dei personaggi dovrebbe suscitare. Girato con un esile budget in Ungheria (per risparmiare e il limitato numero di location ha senz'altro aiutato in tal senso) e basato su una sceneggiatura entrata nella Black List (la lista delle migliori sceneggiature senza produttore) del 2006, "Open Grave" è un film esile e svogliato, mediocre, consapevole di esserlo e con ben poca voglia di aspirare a qualcosa di meglio. (La recensione del film "Open Grave" è di Marco Valerio)
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