di R. Ricucci
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One second recensione] - Esce nelle sale One Second, l'ultimo film di Zhang Yimou. La pellicola del regista di Lanterne Rosse (1991) approda sugli schermi italiani dopo varie vicissitudini che ne hanno visto il ritiro dal Festival di Berlino e poi dal Golden Rooster.
Infatti, tratto dal romanzo di Geling Yan, che insieme al regista firma la sceneggiatura, One Second è un affresco a tinte pastello e graffiti porporati: quello che Yimou mostra è una Cina affranta dalla rivoluzione dove povertà, sfruttamento minorile. Per questo i personaggi descritti sono fotogrammi di vita, ruvidi e scuri. Siamo in piena Rivoluzione Culturale Cinese, a cavallo degli anni Sessanta e Settanta. I villaggi sono oasi di indigenza, la miseria è tanto visibile quanto drammatica e ai più sfortunati, come l'orfana Liù, per tutti Sister Liù, Liu Haocun, il cibo è un lusso da rubare e conservare per sfamare il piccolo fratello, Brother Liù.
Oltre il cibo, la caccia per Sister Liù ha una preda alquanto strana: celluloide. Merce prelibata con la quale fare lampade a olio, la cui luce può illuminare i sogni prima di ogni altra cosa. Sister Liù ne deve una a un branco di bulli del villaggio ai quali il fratellino l'ha rotta studiando. Anche il protagonista Zhang Jiusheng, il bravissimo Zhang Yi, evaso dal carcere, è a caccia di pellicole, anzi di una in particolare, quella del Cinegiornale di propaganda, 22. È quanto di più sacro Jiusheng potesse immaginare di desiderare e finalmente l'ha individuata in una pizza che sta trasportando, di distretto in distretto, un giovane in motoretta. Così, Sister Liù e Jiusheng, si incontrano: disperati, sporchi e affamati, si contengono così la stessa preda.
One second di Zhang Yimou racconta il cinema, mezzo con il quale mostrare la verità, una lotta di classe che passa attraverso la pellicola per far sopravvivere un ideale, un sogno. Il Signor Cinema, Wei Fan, è il perfetto coprotagonista speciale che incontra sia Jiusheng che Sister Liù. È un proiezionista d'eccezione che conosce la pellicola meglio di quanto possa conoscere suo figlio.
Jiusheng ha bisogno di vedere il cinegiornale 22, Sister Liù ha bisogno di alcuni metri di pellicola per la lampada, Signor Cinema deve proiettare il film atteso nel villaggio: Eroic Sons and Daughters, di Wu Zhaodi, 1964.
Jiusheng percorre gli altopiani cinesi con dune di sabbia spettacolari che si intrecciano all'orizzonte per definire un paesaggio desertico, incontaminato, dove quello dell'uomo è solo un passaggio e ogni orma, lasciata indietro, è subito cancellata dal vento, lasciando tutto intatto. Ecco perché quando entriamo nel villaggio con l'occhio di Yimou, si avverte l'odore di stantio, di sudore. Non c'è tregua per Jiusheng, è disposto a tutto pur di vedere il Cinegiornale 22 perché, gli hanno detto, ed è per questo scappato di prigione, che lì, appare sua figlia. Jiusheng vuole e deve vederla, lei non ha mai più voluto per via del suo arresto, un disonore del quale si vergogna. Sister Liù sembra essere indifferente al dramma dell'evaso, cerca di gestire il suo: figlia di genitori scomparsi, orfana e accattona, si occupa di Brother Liù perché non c'è nessun altro a farlo, su cui contare. Insomma, un padre in cerca di una figlia, una figlia di un padre.
Yimou torna a far gustare il calore di Lanterne Rosse, torna nei villaggi, torna tra gli ultimi, gli abbandonati alla sorte. Il cinema di Yimou parla del cinema come elemento vitale, linfa necessaria per poter sopportare le angherie della vita. La folla del villaggio all'interno della sala, pronta alla proiezione, esulta, mangia, balla, vive un tempo di ristoro in attesa della proiezione. Come in un rituale, con il ventaglio, le donne si espongono ad asciugare la pellicola rovinata nel trasporto, in una perfetta coreografia di passi, sospiri e sorrisi. L'attesa della proiezione è l'attesa di una vittoria imminente, di un trionfo. Anche per Jiusheng è l'attesa di un anelito d'amore, mai cessato, infinito, come la riproduzione di frame capace di farti sognare l'eternità. Dunque, One Second è la dimensione del tempo sottratta dallo scempio dell'attimo del presente, è l'infinito di One Second che si ripropone sullo schermo. Molto vicino al sapore neorealista italiano, ripreso più recentemente, nel 1988 da Gabriele Salvatores, con Nuovo Cinema Paradiso dove il cinema sono la speranza dell'amore e della vita per il proiezionista Alfredo (il grande Philippe Noiret) anche Yimou esalta la Settima Arte come affidataria della verità e della libertà.
(La recensione del film "
One second" è di
Rita Ricucci)
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