La recensione del film Obbligo o verità

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OBBLIGO O VERITA' - RECENSIONE

Obbligo o verità recensione
Recensione

di M. Nottoli
[Obbligo o verità recensione] - La cornice che permette l'abbrivio del nuovo teen horror targato bloomhouse è di quelle che ti invogliano a uscire immediatamente dal cinema: un gruppetto di ragazzotti durante l'ultima notte del loro spring break in Messico (fondamentale esperienza formativa di cui possono usufruire gli studenti americani; e poi si venga a dire che il nostro sistema scolastico non funziona!), incontra uno sconosciuto al bar e invece di andare insieme a ubriacarsi e a scopare (questo in soldoni il senso dello sping break), lo seguono in una vecchia chiesa abbandonata nel nulla e qui, invece di ubriacarsi e scopare, decidono di giocare a Obbligo o verità. Qualcosa di strano? Se la premessa è tiratissima per i capelli il resto non è da meno. Scopriranno infatti i nostri che il gioco é maledetto (perché no?!?) e che una volta cominciato non si può uscire: o mantieni quello che prometti (Ambra docet) o muori. Siamo dalle parti di Final destination, ma se in Final destination l'idea di partenza era quantomeno ingegnosa e originale, in Obbligo o verità l'implausibilità dell'intreccio è talmente evidente che gli sceneggiatori sono dovuti ricorrere a delle correzioni interne alle regole del gioco per riuscire a portare avanti l'operazione. Pur anche prendendo per buone tutte le idiozie dei presupposti, si sono accorti infatti che basterebbe che uno dicesse sempre "verità" per disinnescare qualsiasi minaccia e vanificare ogni tensione splatter, per cui hanno fatto un doppio salto carpiato in modo che dopo due verità i partecipanti siano obbligati a dire almeno un obbligo. E allora? Vuoi mettermi una scopa nel culo così ti ramazzo la stanza? giusto per citare il saggio. Confusi e infelici gli sceneggiatori optano per sacrificare direttamente se stessi sull'altare dell'horror facendo assumere ai partecipanti del gioco, nel preciso momento in cui impossessati dal maligno chiedono gutturalmente "truth or dare", una strana espressione del viso caratterizzata da un ghigno che non sapremmo come definire se non "da pirla". Apice della sceneggiatura si ha quando la protagonista, l'inutile Lucy Hale, per non rivelare una verità scottante, decide di scegliere sempre obbligo, al che il gioco, che è tutt'altro che stupido, la obbliga a rivelare la verità! Capito che capolavoro di scrittura? Dirige, ottenendo esiti di comicità involontaria di rara efficacia, Jeff Wadlow già regista del deludente Kick ass 2. Presentato in anteprima come evento conclusivo dell'edizione 2018 del Future Film Festival di Bologna. (La recensione del film "Obbligo o verità" è di Mirko Nottoli)
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