La recensione del film Non c'è campo

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NON C'E' CAMPO - RECENSIONE

Non c'è campo recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Non c'è campo recensione] - La classe di un liceo romano della professoressa Laura (Vanessa Incondrada) parte in pullman verso la terra assolata della Puglia salentina per raggiungere un piccolo paese dove ad attendere tutti c'è un famoso artista di fama internazionale, Gualtiero Martelli (Corrado Fortuna). L'obiettivo della prof. Laura è di far fare esperienze dirette sull'arte contemporanea ai suoi studenti. Il viaggio inizia con l'entusiasmo più caloroso fino a quando, imboccata la strada statale che porterà l'allegra compagnia di studenti e professori a destinazione, i cellullari sono fuori dal campo recettivo per comunicare per via telematica. Federico Moccia mette in scena, con sarcasmo e veridicità, una situazione di vera e pura angoscia per questo gruppo di studenti e relativi professori accompagnatori, angoscia che prende consistenza nel momento in cui tutti realizzano che praticamente sono fuori da un universo che poggia le certezze, le relazioni, le informazioni su quell'oggetto, luminoso e multicolore che è il cellullare. Laura non riesce a comunicare con il marito Andrea (Gian Marco Tognazzi) ed è così per tutti i ragazzi che presto si trovano ad odiare quel meraviglioso borgo pugliese, sentendosi spiazzati ed inutili. "Non c'è campo" ha una scrittura lineare e sorprende non poco per la sua calibrata dinamicità nei tempi scenici e nei dialoghi. Il gruppo della scolaresca è molto ben assortito e nel gioco oculato della giusta caratterizzazione dei vari personaggi, Moccia riesce a delineare una realtà adolescenziale contemporanea credibile, ormai dipendente in toto dai telefonini. Se nella prima parte la narrazione tiene non solo il ritmo, ma coglie molto bene il senso del messaggio che si configura diabolico nella disperazione da dipendenza telematica, nella seconda parte il film perde un po' la sua iniziale compattezza narrativa. Riesce, comunque Federico Moccia a rendere uno spaccato generazionale irrequieto, che mastica valori ancora acerbi, che palpita d'amori e che cerca, come punto d'ancoraggio, di credere nella fedeltà e nell'amicizia. Moccia non demolisce questa generazione figlia della telematica, anzi in questo affresco circoscritto nel piccolo borgo pugliese, ne esalta le potenzialità future, perché nonostante la droga telematica, l'umanità, tra queste giovani leve, pullula di aspettative condivise. "Non c'è campo", nel porgere con estremo garbo un quadro realistico di questi adolescenti, alterna umorismo a momenti più seri, come riconoscere le proprie responsabilità nel tradire sentimenti importanti, come l'amicizia. (La recensione del film "Non c'è campo" è di Rosalinda Gaudiano)
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