Cinema4Stelle

.       .

Vai ai contenuti

IERI OGGI E...

NON APRITE QUELLA PORTA di Tobe Hopper

di Francesca Lenzi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi CAPOLAVORI del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per capire se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno presi in esame solo opere che all'epoca venivano considerati CAPOLAVORI per capire, analizzando il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere, circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali o, ETERNI anche OGGI e DOMANI.
"Il film che state per vedere è il resoconto della tragedia che è capitata a cinque giovani, in particolare a Sally Hardesty e a suo fratello invalido Franklin. Il fatto che fossero giovani rende tutto molto più tragico. Le loro giovani vite sono state spezzate da eventi così assurdi e macabri che forse neanche loro avrebbero mai pensato di vivere. Per loro un'idilliaca gita pomeridiana estiva si trasformò in tragedia. Gli avvenimenti di quella giornata portarono alla scoperta di uno dei crimini più efferati della storia americana... The Texas Chain Saw Massacre." Sarebbe ipocrita smentire il brivido lungo la schiena, nato dall'ascolto delle precedenti parole. Inevitabile porsi la retorica domanda: sarà davvero accaduto? Inutile la risposta: l'importante è averne il dubbio. Il cinema è finzione; talvolta, realtà simulata, in ogni caso fittizia, e presuppone il condiscendente accoglimento del compromesso, convergente con il consenso a valutare la storia narrata come prodotto immaginario, creato dall'ingegno. Abbandonati, ubbidienti, alle ragioni del racconto, i titoli di testa invitano a un clima di infastidente atmosfera, intrisa di alterata osservazione, diffusa dalla parziale e insoddisfatta vista, rasserenata solamente da brevi e instabili flash, rivelatori di membra umane, decomposte e nauseanti, riprese in dettagli, non sempre perfettamente esplicativi. L'osservazione, benché incompleta e avvilita, subisce un'azione di disturbo e inquietudine, ancora non chiaramente giustificati, ma già validi per sentirsi catapultati in un stato di catatonico imbarazzo. Da qui in avanti il film risulta essere diviso, sostanzialmente, in due parti, ciascuna interpretata con strumenti e scelte visive differenti, a seconda degli intenti comunicativi desiderati. Il primo momento riproduce una condizione spaziale governata dall'illuminazione congenita del sole; una luce che, tuttavia, possiede un senso vagamente artificioso, che si discosta dall'apparente resa naturale del giorno, ingannata da un dilatato bagliore biancheggiante, una luminosità espansa, a tratti persino accecante. Un tipo di resa cromatica, quello intrapreso da Tobe Hooper che produce l'effetto disorientante di allestire una storia dell'orrore in un contesto opposto all'oscurità dominante, elemento primario di una dinamica che voglia provocare un'emozione di paura. Il regista ha quindi preteso di tracciare una nuova soluzione espressiva, contraria al modello precostituito tradizionale. Luce, non solo concepita come dispositivo impiegato puramente a livello ottico, ma anche quale struttura tesa a trasmettere un preciso sentimento: l'inconsapevolezza. I personaggi, secondo un ordine rigoroso, quasi assurdo nel riproporsi con puntuale ripetitività e simile attuazione, vanno letteralmente incontro alla morte; tre di loro, addirittura, replicano uno stesso atteggiamento, entrando, di propria volontà, nella casa della folle famiglia, dove Faccia di Cuoio li ucciderà in modo atroce. Lo spazio aperto, l'ora pomeridiana, l'aspetto esteriore di un edificio isolato ma tutto sommato privo di un'identificazione allarmante, ingannano le vittime, ignare della possibilità di imbattersi, in una tale circostanza, nell'orrore più terrificante; anche se, l'inquadratura dall'alto sui due fidanzati è un segnale di pericolo ben chiaro per lo spettatore. La seconda parte del film prende avvio dall'omicidio del ragazzo invalido, e conseguentemente dall'infinita fuga di Sally, costituendo il simbolo della presa di coscienza dell'incubo. L'atmosfera perde ogni connotazione di sospensione narrativa, divenendo uno sfibrante flusso di angoscia e tormento, conforme alla classica idea del film di paura, pur mantenendo un'innovata e singolare attenzione al dettaglio, al montaggio serrato e alla ripresa malferma; tutti fattori concordi nell'infondere ansia e afflizione. L'arredo della casa, le piume, il verso stridulo della gallina rinchiusa, le ossa sparse a creare suppellettili e mobili di perfezione organica... angoscia, nausea, affanno, disgusto! Tobe Hooper, inoltre, firma una pellicola dai contenuti disturbanti e sconvolgenti, che solo altri due titoli in precedenza avevano avuto il merito di osare: "La notte dei morti viventi" e "L'esorcista"; quest'ultimo, quasi contemporaneo di "Non aprite quella porta", presenta un argomento, abitualmente rifiutato, troppo spaventoso, come quello della possessione diabolica, con la relativa, raccapricciante, metamorfosi di una figlia degenerata dalla malefica influenza. L'opera di Romero, del 1968, esibisce un'altra terribile paura, quella per gli zombi, effigie della decomposizione della società, guastata irrimediabilmente, smarrita anche nei rapporti familiari, attraverso l'omicidio di una ragazza divorata dal fratello e di una madre assassinata dalla propria bambina. Hooper realizza un film dalle evidenti innovazioni, visive e comunicative, che saranno fonte inesauribile per autori contemporanei, attratti dalle tematiche ardite e dalle geniali riprese. La sporcizia delle immagini, sgranate, come incorniciate in una pellicola amatoriale, assolvono al compito di suscitare un senso di profonda sofferenza e di persistente dolore, mentre le scene più cruente ispirano un orrore e una ripugnanza totali, nonostante gli effetti speciali si limitino all'esposizione di sangue e nient'altro; segno di un terrore orchestrato magistralmente, senza l'abuso di trucchi artificiali. Un'ultima nota riguardo alla sottointesa ironia che permea il film, coincidente soprattutto con le battute dei personaggi, inserite nella prima parte del racconto; frasi apparentemente superficiali, senza senso, in realtà dense di un significato compreso solo a posteriori. «Ci saranno momenti in cui non crederete che quanto vi accade sia vero. Datevi un pizzicotto e vedrete che invece lo è», dice Pam leggendo l'oroscopo dell'amica. In effetti, come darle torto?? "2 ore dopo i criminali venivano arrestati dalla polizia del Texas. 6 mesi dopo furono processati e condannati alla sedia elettrica. L'unica superstite è tuttora ricoverata in una casa di cura, traumatizzata dall'atroce esperienza vissuta!". Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.

Torna ai contenuti | Torna al menu